Riconfinamento da linee modificate d'ufficio dal Catasto

Buongiorno a tutti,
vorrei porre all’attenzione degli iscritti a questo forum un interessante, almeno per me, caso di riconfinamento che ho come commessa.
In breve e per iniziare, si tratta di ristabilire un confine nato molti anni fa, prima della Seconda Guerra Mondiale e del quale allego alcuni documenti chiaritori, almeno per ora.
La storia, in breve, è riassunta nei file .pdf ‘Ricostruzione frazionamenti’ e ‘Foglio 87 WeGIS A3’, che allego.
La questione nasce, però, da quello strano confine (che si evince dagli allegati), nato sulla mappa di visura dei primi anni '50, operazione fatta d’ufficio dal Catasto e non saprei per quale motivo.
Per il momento, mi fermo qui.
Grazie a tutti e buon fine settimana

Ciao Guido e benvenuto sul nostro forum, lo dico a nome dei colleghi perché ovviamente io e te ci conosciamo già bene. :slightly_smiling_face:

Sì, il caso che proponi è sicuramente molto interessante e meriterebbe di essere sviluppato in uno dei nostri corsi di www.corsigeometri.it una volta che l’avrai portato a termine, quindi ti invito a tenere nota di questa opportunità.

Ti riporto di seguito come io affronterei il lavoro, dando per scontato ovviamente che tu abbia già svolto tutte le possibili indagini volte a trovare, prima ancora della ricostruzione cartografica, ogni altro mezzo di prova che sancisca il confine di fatto ai sensi dell’art. 950 del codice civile. Vale a dire elementi probatori sia sul posto (termini, alberature, recinzioni, ecc.) che documentali (atti di trasferimento o similari).

Se, svolte senza esito le indagini di cui sopra, devi giocoforza operare la ricostruzione cartografica, la letteratura tecnica in materia di riconfinazioni insegnerebbe, teoricamente, il seguente approccio:

  1. reperire la mappa d’impianto in formato digitale (file raster della scansione);

  2. reperire al Catasto tutti i frazionamenti coinvolti;

  3. reperire al Catasto gli abbozzi di campagna della variazione operata d’Ufficio e che ha determinato il confine da ricostruire;

  4. verificare se tale variazione d’Ufficio si appoggia all’utlimo TF o se è autonomamente ricostruibile, cioè contiene misurazioni autonome a tutt’oggi riproducibili in quanto riferite a punti tuttora materializzati sul posto;

In funzione di ques’utlima verifica, poi dovresti:

  • se la variazione È autonomamente ricostruibile: riprodurre le misure sul posto e tracciare il confine:

  • se la variazione non è NON È autonomamente ricostruibile ma si appoggia all’utlimo TF: ricostruire dapprima i TF e poi, dall’ultimo di questi, riprodurre le misure della variazione e ricostruire il confine.

Naturalmente in quest’ultimo caso c’è da verificare se anche i frazionamenti sono o meno autonomamente ricostruibili, cosa praticamente impossibile data la loro epoca.

All’inizio di questa disamina ho volutamente evidenziato l’avverbio "teoricamente" proprio perché quanto detto sopra, in questo tuo caso, è pura accademia perché mi sembra evidente che nessuno dei documenti citati (tranne la mappa d’impianto) è reperibile.

Quindi tu mi dirai: ma allora cosa me l’hai scritto a fare?

L’ho scritto per altri colleghi che leggono e che potrebbero invece trovarsi di fronte a casi in cui la ricostruzione di cui sopra è fattibile.

Pertanto, posto che né gli abbozzi della variazione d’Ufficio ne i TF sono reperibili, cosa devi fare?

Devi procurarti il copione di visura dei primi anni 50 dove il confine è apparso per la prima volta. Non devi quindi commettere l’errore madornale di utilizzare la mappa wegis attuale che, come saprai, è quanto di più impreciso e inattendibile per queste ricostruzioni. Se non l’hai già fatto leggi questo brano del mio libro Tecniche di riconfinazione:

La perdita di precisione metrica dall’impianto al vettoriale.pdf

In questi casi, infatti, il ricorso al copione di visura è suggerito dallo stesso compianto maestro Pier Domenico Tani in questo suo passaggio:

P.D. Tani - Aspetti tecnici dell’azione di regolamento di confini II edizione - p. 124
Al copione di visura, o meglio ai suoi primi esemplari in carta forte archiviati, si ricorrerà solo quando il foglio originale fosse andato disperso oppure quando la linea di confine fosse stata creata dopo l’impianto e risultasse irreperibile il relativo Tipo di Frazionamento.

Con la scansione su file raster del copione di visura dove è apparso il confine, il caso si riconduce ad una “normale” riconfinazione da mappa, con l’ovvia considerazione che, non essendo la ricostruzione appoggiata alla mappa d’impianto, né a TF con misure analitiche, l’incertezza del risultato è più elevata. Ma tant’è, altre soluzioni non ce ne sono.

La ricostruzione prevede quindi queste operazioni:

  • georeferenziazione della mappa raster del copione di visura;
  • reperimento sulla mappa georeferenziata di idonei punti di inquadramento tuttora presenti sul posto;
  • reperimento sulla mappa georeferenziata dei punti del confine;
  • rilievo in campagna dei suddetti punti di inquadramento;
  • sovrapposizione mappa-rilievo per rototraslazione ai minimi quadrati sui punti di inquadramento;
  • eliminazione dei punti di inquadramento con scarto fuori tolleranza ed elaborazione finale con i punti risultati attendibili;
  • determinazione, dalla sovrapposizione di cui sopra, degli elementi per il tracciamento del confine.

Spero che quanto sopra possa esserti utile.

Ciao Gianni e grazie del benvenuto! Mi fa piacere far parte di questo forum!
Ti rispondo subito, non l’ho fatto prima perché ho voluto solo fare una piccola introduzione, per poi, man mano, scendere nel particolare, onde evitare dedali confusionari.

OGNI ALTRO MEZZO DI PROVA
Per quanto concerne la documentazione probante giuridica, sono già andato all’Archivio Notarile a reperire sia il rogito (1971), sia l’atto di provenienza (nientemeno datato 1927!), ma nulla di fatto. Ho letto attentamente i documenti ma, a parte l’indicazione della superficie, dei dati catastali (assenti e solamente descrittivi nell’atto di provenienza!) e dei nomi dei confinanti i quattro lati, non vi è traccia di quella “forma strana ad L” del confine che ho marcato in verde scuro sul disegno. Per pura passione, sono andato a scovare anche un antico atto di donazione inteso come “dote” alla giovane sposa nel 1929… ti dirò, mi manca solo il menu del pranzo di nozze! Penso che, dal punto di vista giuridico, io abbia fatto tutto il possibile.
Per quanto riguarda gli elementi probatori sul posto, ho fatto un piccolo sopralluogo tempo fa (ma devo tornarci) ed ho trovato semplicemente che quel piccolo rettangolo che si vede sul disegno (linee verdi + linee tratteggiate), non è piantumato, è solamente arato dalla controparte (chi glielo dà questo diritto, visto che io ipotizzo che quel rettangolo è del mio cliente?). Dall’intervista che ho fatto al mio cliente, pare che, molti lustri fa, ovviamente tra gli avi degli attuali proprietari, quella striscia di terreno fu ‘virtualmente staccata’ per far spazio ad una strada vicinale (lunga circa 1,5 km), ad uso pubblico per accedere ai poderi interclusi posti più in fondo (lo si può vedere sull’allegato “screen shot visualizzatore mappe catastali”), strada che, a tutt’oggi, non è mai stata fatta!
La diatriba tra il mio cliente ed il vicino nasce proprio su questo problema: il mio cliente si chiede come mai fu ‘virtualmente stralciata’ solo una piccola parte della strada e cioè quella che passa per la sua proprietà? Come mai non se ne fece più nulla, ma il vicino insiste che quell’area è della strada che un domani si potrebbe fare?

REPERIRE LA MAPPA D’IMPIANTO IN FORMATO DIGITALE (FILE RASTER DELLA SCANSIONE)
Si Gianni, devo andare solo a ritirare i file al Catasto, non solo, ho preso anche tutti i fogli d’impianto confinanti di primo perimetro (per un totale di otto!), perché la particella in questione è ad un angolo del foglio!

REPERIRE AL CATASTO TUTTI I FRAZIONAMENTI COINVOLTI
Al Catasto non risulta alcun TF, tutto andato disperso!
Devo andare, però, a chiedere alla Conservatoria dei Registri Immobiliari, perché secondo la L.321 del 07/07/1901, art. 4 (lo scrive un mio amico su un libro che ho acquistato tempo fa… ), i TF erano allegati alla domanda di voltura.
Se non trovo nulla, vado all’Archivio di Stato o, magari, torno all’Archivio Notarile.
Penso di scartare l’Archivio Diocesano…
Al Catasto, però, ho reperito tutte le partite dagli antichi schedari: qui ho tutte le note di voltura e la data della verificazione catastale che, penso ma non ne sono sicuro, sia quella che ha modificato la dividente.
A tal proposito, penso che i verificatori del Catasto abbiano confuso una dividente di coltura con una dividente di proprietà, ecco l’apparizione di quella linea ad L. Questa confusione io penso che scaturica dalla non proprio buonissima fede della controparte che, con la scusa del tratturo nuovo, si coltivava nel frattempo quel rettangolo che, comunque, è di 500 mq.
Di questo intendo accertarmene, se possibile, anche acquistando le immagini aerofotogrammetriche dell’epoca dall’IGM (costano molto, però!).

Ti avviso che al Catasto di mia competenza non esistono più abbozzi o libretti delle misure all’impanto: tutto disperso!

Gianni, come da disegno allegato in precedenza, secondo me il confine è da ricavare solo dalla mappa d’impianto, perché la dividente, a parte la modifica ‘non autorizzata’, è presente dall’impianto: inizia da un termine d’impianto e finisce su un altro termine d’impianto…
Se comunque dovessi ricavare il confine dai copioni di visura, ti avviso che innanzitutto non sono georeferenziati (ti allego una foto), ma presentano soltanto gli inviti e poi, non essendo quasi più presenti sul posto elementi di appoggio presenti anche all’impianto, ci vorrebbero sempre otto copioni di visura (come le mappe d’impianto che ho chiesto) e se non vado errato, tali copioni di visura non sono coevi…

La ricostruzione prevista da te mi è cognita, grazie al tuo libro.

Un saluto!

Per quanto riguarda il tratturo, è strano che compare solo sul visualizzatore delle mappe catastali (comunque in trasparenza e con linea tratteggiata) e non sulla mappa d’impianto, sul copione di visura e neanche, ovviamente, sulla WEGIS.

Riporto di seguito il riassunto delle partite consultate fino adesso. Continuerò la ricerca della documentazione probante catastale.
CdT, foglio 87, particella 116

All’impianto (probabilmente 1898), era la particella 70.

Successivamente – ma non c’è alcun documento, né alcuna data od altro e quindi è verosimile che il primo frazionamento sia avvenuto prima del 1901 – la particella 70 è stata frazionata (1° TF), procedendo a dividere il terreno in due particelle: la 70 (madre) e la nuova 96 (seminativo).

Si accende, così, la partita 2083, caricata della particella 96, di 36˙288 m2 ed intestata al sig. A.

Poi la particella 96 si scarica e si ricarica, nella stessa partita 2083, frazionata in tre parti, con nota di voltura n° 440 del 31/08/1930 (2° TF).

Il frazionamento è il seguente:

  • 96a = 6˙200 m2, (madre);
  • 96b = 6˙200 m2;
  • 96c = 23˙888 m2.

Scaricate come segue:

  • 96a: venduta al sig. B, con atto del 1929;
  • 96b: donata al sig. C, con atto del 1927;
  • 96c: si scarica frazionata, con nota di voltura n° 535 del 03/10/1933 (3° TF).

Il frazionamento della 96c è il seguente:

  • 96c = 5˙408 m2, (madre);
  • 96d = 6˙160 m2;
  • 96e = 6˙160 m2;
  • 96f = 6˙160 m2.

Le particelle 96c, 96d, 96e, 96f si caricano nella partita 5012, mentre la particella 96d si scarica dalla partita 2083, come segue;

  • 96c: donata al sig. A, con atto del 1932;
  • 96d: donata al sig. D, con atto del 1932.

Nel frattempo, il Catasto esegue, nel 1936, una verificazione periodica (lustrazione), registrata nella partita 5012, con nota di variazione n° 649 del 26 gennaio*(?)* 1940*(?)* , nominando le due particelle 96e e 96f in 115 e 116, modificando i valori dell’estensione, così come di seguito riportato:

  • 96e di 6˙160 m2: 115 di 6˙028 m2;
  • 96f di 6˙160 m2: 116 di 6˙080 m2.

Si passa alla partita 5257, intestata al sig. A.

Qui si scaricano la 115 e la 116, con le seguenti destinazioni:

  • 115 (seminativo): con nota di voltura n° 10 del 1940-XX-5 Febbraio*(?)* , si rettifica un errore del responsabile agli uffici, commesso sulla compilazione della nota di voltura n° 440 del 31/08/1930 (2° TF); la proprietà passa al sig. E e si carica alla partita 5942;
  • 116 (seminativo): donata al sig. B, con atto del 1927; nota di voltura n° 294 del 18/10/1947.

Si passa alla partita 4450, intestata al sig. B.

Si carica la particella 116 a seminativo arborato e si cambiano gli estimi catastali.

Si passa alla partita 12073, intestata al sig. F, con nota di voltura n° 225 del 19/07/1971.

Il confine in questione, per chiarirci, è la dividente tra la particella 116 (mio cliente) e le due particelle 86 (prima controparte) e 333 (seconda controparte).
Allego particolare del confine da verificare: la linea continua verde è il confine allo stato di fatto e la linea nera tratteggiata è il confine come era prima della comparsa sul copione di visura e che, a mio parere, non trova alcuna giustificazione in base al materiale in mio possesso fino ad ora. Chiaramente, dove le due linee coincidono, non vi è alcun problema con la controparte per il riconfinamento (particella 333); dove le due linee si separano (particella 86), vi è grande disaccordo tra le parti, le quali sostengono ognuno le proprie tesi, trattandosi di circa 500 mq.

Buongiorno a tutti.
Il problema postato non è un caso isolato, anche a me qualche anno fa capitò un caso simile che sulla mappa di impianto (solo visionabile e non rilasciabile dall’ufficio) il confine aveva una sua conformazione, mentre poi nella mappa di visura compariva con una forma diversa.

Per riepilogare: la mappa di impianto era a “vantaggio” della controparte, mentre la mappa di visura a “vantaggio” del mio cliente, ma questa “diversità” non risultava ufficialmente da nessuna parte.

Unico conforto era una situazione di fatto che avvalorava in parte la situazione della mappa di visura e non quella di impianto, parlo di discordanza di vari metri in alcuni punti.

C’erano gli estremi anche dell’usucapione da parte del mio cliente, ma io non convinto, di questa diversità tra le due mappe (impianto e visura) non mi sono arreso, e dopo diversi tentativi, sono riuscito a trovare in catasto un frazionamento che non risultava da nessuna visura anche premeccanizzata che confermava la modifica di cui alla mappa di visura.

Ho fatto richiesta ufficiale di copia di questo frazionamento e ho risolto la situazione, poichè il tecnico di controparte non ha potuto portare più avanti la tesi della validità assoluta della mappa di impianto.

Detto questo, ti consiglio di verificare meglio in catasto, se esistono dei tipi precedenti, delle lustrazioni che hanno portato a modificare la mappa di impianto portandola uguale a quella risultante in visura.

Inoltre, cosa ancora più importante, hai verifcato lo stato dei luoghi?

Quel piccolo “disallineamento” nella realtà esiste anche in parte?

A me sembra che questo disallineamento sia dovuto alla presenza di una stradella di acceso al fondo particella 86 e che invece di riportarla tratteggiata (sulla particella 116) sia stata inserita con qualche frazionamento nella particella 86 aumentandone la superficie.

Ti consiglio di verificare bene in catasto e soprattutto di ponderare le valutazioni sulla base dello stato dei luoghi e valutare insieme al tuo cliente la possibilità di un eventuale possesso di questa piccola striscia di terreno e soprattutto se vi sono testimoni disposti a testimoniarlo.

Saluti.

Buongiorno Fausto e grazie del tuo intervento.
Come scrivevo, purtroppo al Catasto ho chiesto del 2° TF e del 3° TF, facendo richiesta ufficiale tramite PEC (come documentati dalle partite di cui sopra), ma mi hanno detto che sono andati dispersi, quindi dovrei andare, come ultima spiaggia, alla Conservatoria dei Registri Immobiliari oppure agli Archivi Notarile e di Stato, cosa ne pensi? Del 1° TF non so nulla, a meno che non esca fuori da altre partite che devo ancora consultare. Su questo continuo la ricerca ‘allo sportello’.
Si, in pratica la mappa d’impianto va a vantaggio del mio cliente, mentre il copione di visura va a vantaggio della controparte.
Anche qui, la situazione di fatto avvalora in parte la situazione del copione di visura ma, come scritto sopra, devo tornare sullo stato dei luoghi, in quanto sono andato tempo fa.
Gli estremi di una usucapione penso che forse ci siano, visto che la data del copione di visura risale agli anni cinquanta.
Si, verificherò meglio e c’è stata una lustrazione nel 1936, della quale chiederò lumi.
Scusami, forse ho sbagliato a disegnare in quel modo: la linea tratteggiata in nero l’ho aggiunta io, per chiarire meglio la questione ed il disallineamento (5 m), nella realtà esiste.
Questa ‘traslazione’ del confine dall’impianto al copione di visura, risulta avere comunque un’area abbastanza grande (circa 500 mq), il che, presumo, non mi sembra che possa scaturire da rettifiche in ambito di lustrazioni catastali.
La parte contesa, diciamo attualmente appartenente alla controparte, comunque non è volutamente piantumata, sempre per l’ipotesi della costruzione di un futuro tratturo.
La particella 86, comunque, non è interclusa, perché (non l’ho disegnato), a destra c’è già un tratturo (direzione N/NE), che non compare, però, in alcuna mappa. Quindi l’ipotetico tratturo sarebbe dovuto servire per i poderi a W/NW.
Sarò più chiaro non appena avrò la possibilità di continuare a reperire informazioni.
Grazie ancora, a presto.

La situazione attuale è sulla mappa WEGIS che ho allegato all’inizio.

Buon giorno a tutti, in giudizio non hanno valenza probatoria i confini delineati dalle mappe catastali ( di visura, di impianto, wegis) perchè la controversia riguarda strettamente i proprietari dei fondi limitrofi e non le “particelle catastali”, infatti la proprietà è così definita dall’ art. 832 c.c. "il proprietario ha il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo entro i limiti e con l’ osservanza dell’ ordinamento giuridico" … una testimonianza vale di più se conferma l’ esercizio nel tempo del diritto di godimento del terreno, anche oltre il limite catastale, in capo ad uno o altro proprietario nell’ osservanza dell’ ordinamento giuridico , mentre la sovranità territoriale spetta allo Stato;, in sostanza non si è proprietari assoluti dei terreni, ma dell’ esercizio dei diritti di godimento su di essi allo scopo di farli fruttare in funzione sociale nella convergenza dell’ arricchimento della Nazione come impone l’ art. 42 della Costituzione; l’ Italia è uno Stato di diritto …e non di catasto che ha natura conservativa e fiscale, Cass.1105 del 1997, Corte di appello di Palermo n. 2396 del 2016.

Buongiorno a tutti,
sono ritornato al Catasto ed ho le seguenti ulteriori conferme.
Per quanto riguarda le note di volture, le volture, le note di variazione, i tipi di frazionamento e qualsiasi altra documentazione probante, purtroppo nel Catasto della mia provincia non ha più nulla in quanto, a quel che mi hanno detto, una decina di anni fa hanno mandato tutto al macero! Roba da non credere! Inoltre, non erano comunque presenti documenti ante 1950, causa II Guerra Mondiale.
Vorrei provare a cercare all’Archivio Notarile, perché la particella (dall’impianto), ha avuto diversi passaggi di proprietà a causa dei frazionamenti, donazioni, compravendite e magari, forse, potrebbe esserci qualche allegato agli atti, cosa ne pensate? Però si tratterebbe di una ricerca costosa per il cliente, visto che ho accumulato una dozzina di date concernenti registrazioni di atti, tra l’altro, molto antichi (sono arrivato ai primi del '900!).
Detto questo, se non riesco ancora a trovare nulla come credo, io procederei col riconfinamento da mappa.
Anche qui non mancano problemi.
Le mappe originali d’impianto raster in formato TIFF le ho acquistate, ma sono compresse con l’algoritmo PackBit e non con il ZLW, come vuole la Direttiva dell’AdT del 27/05/2008.
Domanda: fa lo stesso? e comunque sono solo in questo formato…
Il copione di visura sul quale è presente per la prima volta quella dividente, l’ho visionato ma, purtroppo, presenta un enorme strappo lungo tutta la direzione Nord-Sud (praticamente, quello strappo che si vede nella prima foto inserita da me e che è peggiorato di molto!): può ancora andar bene per il prelevamento delle coordinate? Mi hanno proposto l’eliocopia del 1975, ma io ho rifiutato.
I copioni di visura li posso solo vedere, poi posso richiedere la scansione, ovviamente in più pezzi A3, che mi invieranno tramite mail.
Ho chiesto se potessi fare io le scansioni con uno scanner portatile planetario, ma me l’hanno negato.
I copioni di visura non sono parametrati e presentano solo le tacche d’invito.
Vorrei, comunque, procedere in questo modo:

Georeferenziare con la parametrica tutte le mappe originali d’impianto e prelevare le coordinate sia dei due punti della dividente originale d’impianto e sia dei punti d’appoggio;
Riproporre il confine originale d’impianto, che è quello che vuole il mio cliente e che, tutto sommato, la controparte non è proprio negata (a patto di dimostrare che la nuova dividente sia un errore del Catasto);
Per la nuova dividente ad “L”, io non mi fido tantissimo di questi copioni di visura malandati e non parametrati (addirittura alcuni eliocopiati).

Ciao Guido,
innanzi tutto mi complimento per la diligenza e professionalità con la quale stai portanto avanti questo incarico … ma conoscendoti non avevo alcun dubbio.

Prima di commentare il tuo ultimo post qui sopra, ritorno un attimo su un tuo passaggio nel post precedente:

Il diritto di usucapione non viene sancito da nessuna mappa, ma soltanto dalla dimostrazione di aver di fatto posseduto ininterrottamente per più di 20 anni l’area per la quale lo si rivendica. Nota importante: oltre all’avverbio “ininterrottamente” avrai voluto scrivere anche gli avverbi “pacificamente” e “indisturbatamente”, ma dopo l’esperienza del caso che sto seguendo (l’articolo in home page) ho appurato che questi due avverbi non trovano “incredibilmente” cittadinanza nel diritto che regola questo istituto.

Certo, è fuori discussione che la ricerca all’Archivio Notarile sia molto dispendiosa, quindi dovresti sottoporre la decisione al tuo committente. Dipende da quanto lui è disposto a spendere per sostenere la sua tesi circa la proprietà della striscia contesa. Credo comunque che più vai indietro negli anni e meno è probabile di trovare allegati planimetrie o altri documenti che possano sancire il confine. In più, anche se trovassi qualcosa, alla tua controparte resterebbe sempre l’arma dell’usucapione qualora sia in grado di dimostrarlo. Qundi, prima ancora di valutare se procedere con la ricerca all’Archivio Notarile, ti consiglierei di confrontarti con il tuo committente circa le reali possibilità della controparte di dimostrare l’usucapione, nel senso che il tuo committente potrebbe avere in mano delle prove (esempio testimonianze) che possono dimostrare l’inconsistenza della rivendicazione.

Guido, LZW (non ZLW) e PackBit sono semplicemente due algoritmi di compressione dei file TIFF che, pur comprimendo il file riducendolo a dimensioni più piccole, non comportano perdita di informazione. Questo significa che, una volta aperto il file, questo torna alle sue dimensioni effettive con tutti i pixel originari. Quindi non c’è alcun problema su questo aspetto.

Beh, direi che se lo strappo taglia la zona interessata, allora la vedo dura; se invece la zona è integra, allora potresti usarlo. Poi vale sempre quello che ti dicevo al telefono, e cioè che laddove possibile la mappa di visura va sempre evitata ma, se non c’è altro (né per te, né per la controparte), allora cisi deve sbattere la testa contro.
L’eliocopia che ti hanno proposto contiene già lo strappo?

Sì, ne abbiamo parlato, ricordi? Infatti, nei casi in cui la mappa di visura risulti effettivamente l’ultima spiaggia, va applcata la georeferenziazione Trilaterale, un algoritmo che calibra la mappa direttamente alla realtà (rilievo) senza passare attraverso i parametri.

Sì, se dici che la controparte sarebbe incline ad accettare il confine d’impianto purché venga dimostrato che la L è dipesa da un errore catastale, allora penso che fai bene procedere in questa direzione, anche perché, come dici tu stesso, la ricostruzione di un confine d’impianto è molto più precisa che non quella dalla mappa di visura.

Buon lavoro.

Buonasera a tutti,
sono a riprendere questo lavoro ed ho qualche novità.
Al Catasto sono presenti solo il primo copione di visura cartaceo (anni '50) ed il secondo copione di visura eliocopiato (1975), sui quali compare la famosa dividente ad L.
Siccome non compariva sulla mappa originale d’impianto, come ricorderete, seguendo le regole della buona tecnica io dovrei fare il riconfinamento utilizzando il primo copione di visura cartaceo degli anni '50 (dove compare per la prima volta quella dividente), in mancanza assoluta di altra documentazione catastale, mandata tutta al macero dal mio preg.mo Catasto di appartenenza… !
Avrei dei nodi da sciogliere:

  1. PRELEVAMENTO DEI PUNTI DI APPOGGIO: se dovessi prelevare punti d’appoggio presenti su altri fogli, questi devono essere prelevati sui copioni di visura (non sulla mappa d’impianto) ed immagino che debbano essere anche coevi? Se, ad esempio, il primo copione di visura del foglio 89 è del 1960 oppure, sempre per il foglio 89, esiste solo l’eliocopia del 1975, può andar bene?;

  2. STATO DI CONSERVAZIONE DEI SUPPORTI GRAFICI: si vede dalla foto in alto, il primo copione di visura cartaceo degli anni ‘50 sul quale compare per la prima volta quella dividente, è danneggiato da uno strappo che, ad oggi, si è allungato fino un po’ oltre la metà dell’altezza! Può ancora essere valido? Dovendo applicare la georeferenziazione trilaterale, come si fa a tener conto dello strappo? Io penso di non ritenere valido il secondo copione di visura eliocopiato del 1975, perché lo ritengo meno attendibile ed anche perché penso che anche gli eventuali altri fogli, poi, dovrebbero appartenere alla stessa “famiglia” e cioè dovrei prendere tutti gli eliocopiati del 1975;

  3. COSTI: al Catasto è possibile prelevare le coordinate dei punti soltanto tramite fotocopie dei copioni in formato A3, al costo di 12,80 € a copia! Considerando che mi servirebbero 10-12 fotocopie in A3, il costo per il mio cliente aumenterebbe di molto… Inoltre ritengo il prelevamento delle coordinate da queste fotocopie (risultato della stampa di scansioni parziali), poco precise.

Alla luce di questi miei dubbi, visto che il confine da mappa d’impianto va a favore del mio cliente e vista la scarsa precisione del prelevamento delle coordinate, opterei (il condizionale è d’obbligo), per riconfinare da mappa d’impianto e poi, tramite accordi tra le parti, picchettare ad una certa distanza, magari prelevata grossolanamente dalla mappa WeGIS, spiegando il discorso della poca fedeltà che ha l’attuale copione di visura.

Ciao Guido e ben ritrovato.

Da quanto hai (molto ben) descritto, sono anch’io dell’idea di operare soltanto sulla mappa d’impianto, per i seguenti motivi:

  • Il copione di visura più antico in cui compare la L si trova ovviamente in uno stato di alterazione eccessiva e come tale è una potenziale causa di errori significativi (non dimentichiamoci mai che 1 mm sulla mappa corrisponde a 2 m sul tereno).

  • Nella ricostruzione del confine non vanno mai “mescolati” punti di inquadramento inseriti in mappa in epoche diverse perché anche questa è una causa di errori significativi.

  • La diversità tra mappa d’impianto e di visura che devi risolvere è tutto sommato molto semplice, nel senso che, rispetto all’impianto, ti basterà stimare con sufficiente approssimazione (meglio se in contradditorio con la controparte) l’entità del rientro della L. Quindi, una volta che avrai ricostruito l’originario confine rettilineo dell’impianto (operazione questa che preserva una buona precisione), poi potrai semplicemente riportare l’offset stimato della L.

Ti rinnovo il proposito di presentare questo tuo caso (in forma del tutto anonima ovviamente) in un prossimo corso quando la disputa sarà giunta a conclusione.