Riconfinamento tra due provincie

Buongiorno. Devo ricostruire il confine di un terreno che costituisce anche il limite tra due provincie, utilizzando solo le mappe di impianto. Se lavoro utlizzando punti noti e mappa di una provincia, ottengo un risultato, se faccio lo stesso con la provincia adiacente, ne ottengo un’altro. Tra i due confini ricostruiti, si forma una striscia di circa m.1,50 che non so come gestire. Per logica, mi viene da pensare di ripartire l’errore. Ma è una procedura corretta? Grazie

Ciao Angela
Bhe dalla tua premessa fatta ritengo che una differenza di “soli” 1.5 metri ci possono tranquillamente stare considerando che parliamo di fogli appartenenti a provincie e comuni diversi.
Certo solo tu sai com’è lo stato dei luoghi ma ritengo che un metro e mezzo è già un ottimo risultato trattandosi di confini catastali desunti da mappa.
Saluti

Cio, Angela, Fausto dice bene, e la differenza si può dimostrare matematicamente richiamando le formule della tolleranza degli errori grafici dei disegni mappali rispetto alla realtà dei terreni istituite a suo tempo dalla Giunta superiore del catasto. Cordialità

Ciao Angela,
sì, ha ragione Fausto nel dire che 1.50 m sono una differenza tutto sommato accettabile trattandosi di un confine tra due Comuni (il fatto che sia anche un confine tra due Province non aggiunge ulteriore incertezza perché comunque i rilievi e la creazione delle mappe d’impianto erano riferiti ai singoli Comuni indipendentemente che appartenessero alla stessa Provincia o meno).

Mediare la differenza può andar bene, ma puoi farlo solo dopo aver esaminato molto attentamente tutti gli elementi che possono in realtà rivelare una maggiore attendibilità di uno dei due fogli rispetto all’altro.

Voglio dire, tu parli di “punti noti” ma penso che intendi i punti di inquadramento, vale a dire fabbricati o termini presenti in mappa d’impianto tuttora esistenti sul posto e che hai rilevato, giusto? Se così, dovresti come prima cosa capire se i punti di inquadramento di un foglio sono più attendibili di quelli dell’altro foglio. Una delle valutazioni che si fanno in questi casi è cercare di capire se un punto di inquadramento è stato rilevato dalla stessa stazione (o quanto meno dalla stessa poligonale) che ha rilevato anche i punti del confine (vedi l’indicazione delle stazioni nell’immagine sotto). Questo perché tale circostanza attribuisce a quel punto di inquadramento un peso notevolmente superiore a quello degli altri punti di inquadramento che non godono della stessa affinità con il confine.

Potresti quindi dedurre che uno o più punti di inquadramento di un foglio sono molto più vincolati al confine di quelli dell’altro foglio e questo potrebbe farti propendere per non considerare addirittura i punti di quest’ultimo. Oppure potresti dedurre che siano da considerare i punti di inquadramento di entrambi i fogli ma attribuendogli pesi diversi in funzione di quanto detto sopra, arrivando quindi sì a mediare il confine, ma non al 50%.

In mancanza di sufficienti elementi di valutazione sull’affinità al confine dei punti di inquadramento dei due fogli, dovresti comunque applicare la rototraslazione ai minimi quadrati su tutti punti e verificare gli scarti. Se dovesse verificarsi che punti di inquadramento di un foglio hanno scarti più bassi di quelli dell’altro foglio, potrai anche in questo caso attribuire pesi diversi e operare una mediazione pesata e non paritaria.

Altro suggerimento che mi sento di darti è di fare attenzione agli eventuali segni grafici riportati sul confine dei due fogli. Nell’immagine che segue, ad esempio, il tratteggio che ho indicato sta a significare che i tecnici catastali considerarono prevalente la posizione della linea di confine di quel foglio (perché è interna al tratteggio) e non quella del foglio attiguo.

Come vedi, per darti un parere esaustivo bisognerebbe conoscere esattamente la situazione che ti sei trovata davanti. Se vorrai darci ulteriori informazioni, potremo eventualmente approfondire (se vuoi postare immagini, come la mappa o foto, leggi come fare nella guida del forum che trovi in alto nella pagina).

geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@corsigeometri.it
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Ciao a tutti, tenuto conto che, a suo tempo, la Giunta superiore del catasto fissò la traccia della linea di confine pari a 50 centimetri, a prescindere dello spessore reale del confine, che poteva essere marcato da muri o siepi di spessore o da altri elementi più grandi o più piccoli, Angela non dovrebbe tenere conto di tale spessore e dovrebbe tollerare 50 cm da un bordo esterno della traccia e altrettanto dall’ altro bordo ma non mediare, quindi si tratta soltanto di inezie. Se si tiene conto, poi, che gli stessi rilevamenti e i corrispondenti disegni in mappa venivano fatti da squadre diverse che non si conoscevano tra loro e nemmeno i disegnatori, e che poi si confrontavano i due fogli di mappa, era impossibile che i disegni corrispondessero perfettamente tra di loro, per cui il direttore delle operazioni sceglieva la mappa più attendibile e che rientrava nei limiti di tolleranza globale, diversamente si dovevano ripetere le operazioni, ma il catasto non è come “l’ ufficio pesi e misure”. Cordialità,

Ciao Gianni…buongiorno…
se non ho capito male, se il confine da rilevare è su due fogli distinti, ma sulla stessa rete, Va fatta la media delle letture delle coordinate dei punti del confine. Quello è il modo corretto per ridurre gli scarti (tratto dal libro del Geom. Domenico Tani “Aspetti tecnici dell’azione di regolamento di confini” 2 ed. 1999.
Saluti, Daniele

Ciao Daniele,
sì, in linea di massima è quello il criterio da seguire. Però io aggiungo una variante che ritengo importante, cioè quella di valutare bene lo stato e la posizione dei punti di inquadramento. Vogllio dire che se, ad esempio, i punti di inquadramento di un foglio sono più numerosi e/o più vicini al confine rispetto a quelli dell’altro foglio, non farei una media aritmetica ma pesata, nel senso che darai più peso ai primi rispetto ai secondi.