Riconfinazione frazionamento smarrito

Buongiorno… dovrei riconfinare 2 particelle in una zona marittima, a circa 700 metri dal mare , sono andato in catasto e non riescono a reperire nessun atto relativo alle dividenti in quanto risultano inserite da una vasta lottizzazione del 1970 circa operata da un ente provinciale del quale non si hanno più atti.

L’unica cosa che sono riusciti a fornirmi è stata una scansione in A3 di un foglio di mappa dell’impianto dismesso in cui era materializzata la dividente e una sua successiva fotointerpretazione sempre in a3 parametrato.

Ora osservando anche i fogli di impianto, e vista la vicinanza al mare ho notato che non ci sono o comunque sono sparsi in almeno 3 fogli di impianto diversi un esiguo numero di fabbricati che comunque non includono la dividente nel poligono.
Il rapporto per la extrapolazione non è rispettato.
Potrei cercare l’atto in archivio notarile o presso l’ente che ha eseguito la lottizzazzione, ma son che in terreni attigui nulla è presente.
Dimenticavo essendo zona marittima non ci sono trigonometrici visibili a meno di 20 km e comunque non si vedono a causa della curvatura terrestre.

Alcuni tecnici della zona hanno operato in casi limitrofi georeferenziando i 3 fogli di impianto, individuazione dei fabbricati ancora presenti + sovrapposizione del foglio di mappa del catasto dismesso in modo da avere la dividente sul foglio di impianto e ricavarne con adeguate operazione le coordinate locali da tracciare.

Come valutate questa operatività? che altre strade potrei seguire ?

Ciao Vito e benvenuto sul forum (qui ci diamo tutti del tu, ok?).

Naturalmente la ricostruzione più fedele (e probatoria) del confine è quella operata sul frazionamento che ha generato la dividente. Ma se dici che questo atto non si trova, questa strada ti è preclusa.

Detto questo, a mio avviso la soluzione più attendibile, pur con una tolleranza che evidentemente si alza, è la seguente:

  1. Se i tre fogli di impianto hanno la stessa origine (altrimenti vedi alla fine), applichi su ciascuno la georeferenziazione Parametrica sui quadranti che contengono: 1) i punti di inquadramento che hai rilevato sul posto e 2) una serie di punti omolgohi con la scansione A3 che contiene la dividente. Dalla Parametrica ti esporti (o prendi nota) delle coordinate calcolate (e quindi corrette della deformazione) dei punti omologhi con la scansione A3.

  2. Poi agisci sulla scansione A3 alla quale applichi la georeferenziazione Baricentrica sui punti omologhi con i fogli d’impianto, attribuendo a questi ultimi le coordinate fornite dalla Parametrica di cui sopra. In questo modo porti la scansione A3 nel sistema di riferimento catastale e puoi quindi desumere le coordinate della dividente.

  3. Calcoli la rototraslazione ai minimi quadrati sui punti di inquadramento tra le coordinate cartografiche reperite al punto 1 e quelle risultanti dal tuo rilievo, portando così anche quest’ultimo nel sistema di riferimento catastale.

  4. A questo punto hai sia il rilievo che la dividente in coordinate catastali e ti sarà quindi facile calcolare i dati per il tracciamento del confine.

Per quanto riguarda questa tua affermazione:

Se lo schema che hai postato è in scala, non mi sembra che il rapporto di extrapolazione non sia rispettato. In letteratura tecnica questo rapporto viene infatti posto pari a 1/3 tra la distanza del confine dal poligono di inquadramento e la diagonale massima del poligono stesso, e mi sembra che nel tuo caso non sei oltre questa soglia:

Tornando al punto 1 della procedura sopra, se invece i tre fogli non hanno la stessa origine, la cosa si complica molto perché a quel punto dovresti dapprima portarli tutti e tre nel sistema di coordinate locali del rilievo applicando la georeferenziazione Baricentrica e creando da CAD la mappa unita sulla quale vai poi a georeferenziare (sempre con la Baricentrica) la scansione A3. Se hai il mio libro Tecniche di riconfinazione, queste due operazioni le trovi al capitolo 4.3 Punti su più fogli di mappa con origini diverse a pag. 648 e 4.1 Confini da planimetrie prive di dati analitici a pag. 613.

Spero che quanto sopra ti sia utile.

geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@corsigeometri.it
www.corsigeometri.it
www.topgeometri.it

Grazie infinite per la risposta, certamente ho il libro tecniche di riconfinazione da piu di un anno. Volevo chiedere, parlando di punti omologhi tra mappa di impianto e foglio A3, se posso considerare i parametri del reticolo, dato che sono condivisi dai 3 fogli di impianto e anche dalla mappa in A3. Chiedo questo in quanto nel Foglio A3 non ho punti omologhi rappresentati da fabbricati, ho cigli fosso strade ecc che utilizzerei più per verifica che per inquadramento. Anche i termini non rinvenuti.
Grazie ancora

No, io non utilizzerei i parametri come punti omologhi perché di questi hai soltanto le coordinate nominali di mappa che non sono sottoposte alla georeferenziazione Parametrica (in quanto sono il riferimento stesso della georeferenziazione).
In questo caso non è necessario che i punti omologhi siano dei fabbricati, possono essere punti qualsiasi purché presenti in entrambe le mappe (impianto e A3). Questo perché qui lo scopo è soltanto quello di ricavare le coordinate cartografiche della dividente, e non quello di usare tali punti omologhi per la rototraslazione mappa-rilievo che avverrà invece sugli effettivi punti di inquadramento (fabbricati) d’impianto.
Ti suggerisco di prendere quanti più punti omologhi possibili in modo che dalla georeferenziazione Baricentrica dell’A3 potrai eliminare quelli che ti danno uno scarto eccessivo e ricalcolarla solo su quelli con scarto buono.

Buonasera a tutti,
mi allaccio a questo caso perché la domanda che vorrei porre mi sembra che possa rientrare in questo topic.
Ho lo stesso problema di Vito, cioè dispongo della mappa originale d’impianto raster in formato .TIFF e non dispongo del tipo di frazionamento che ha generato (molti anni fa), la dividente in questione.
Naturalmente, ho provveduto a farmi avere dal Catasto alcune fotocopie in A3 di una parte del primo copione di visura sul quale è comparsa per la prima volta la dividente (1975).
L’area fotocopiata abbraccia sia i due punti della dividente, sia i diversi punti d’appoggio che ho individuato e rilevato sul posto col GPS.
Mi sembra di capire che i passaggi che devo fare per avere le coordinate dei due punti della dividente sono;

Georeferenziazione parametrica della mappa d’impianto;
Georeferenziazione baricentrica del copione di visura;
Georeferenziazione trilaterale del copione di visura;
Export delle coordinate dalla trilaterale.

Giusto?
Mi sembra anche di aver capito che mi posso fermare alla baricentrica se i punti d’appoggio non li ho rilevati…
Vorrei chiarimenti in merito, visto che sto appena facendo una riconfinazione del genere e non vorrei sbagliare o far uso improprio di una georeferenziazione.
Visto, inoltre, che sto lavorando su mappe in scala 1:4000 di un secolo d’età, vorrei riuscire ad avere la maggior accuratezza possibile.

Ciao Guido,
da quanto scrivi io farei quanto segue:

  • Per prima cosa applichi la Parametrica alla mappa d’impianto per corregerla della deformazione. Da questa georeferenziazione rilevi le coordinate mappa dei punti di inquadramento.

  • Poi applichi la Baricentrica alla mappa di visura inserendo, per i punti di inquadramento, le coordinate mappa calcolate dalla Parametrica di quella d’impianto. In questo modo riporti, nel modo più corretto, la mappa di visura allo stato che avrebbe avuto all’impianto.

  • Dalla Baricentrica della mappa di visura (previa ovviamente esclusione dei punti con scarto eccessivo) rilevi le coordinate di mappa dei punti del confine.

  • Con le coordinate mappa dei punti di inquadramento rimasti in gioco (scarti buoni) e le coordinate mappa dei punti di confine di cui sopra, applichi la rototraslazione ai minimi quadrati per portare il rilievo nel sistema mappa e ricavi gli estremi per il tracciamento.

La Trilaterale secondo me in questo caso non va usata perché tu hai comunque la mappa d’impianto che ti garantisce la bontà della ricostruzione in quanto la mappa di visura la calibri su di essa. In genere la Trilaterale va usata quando non disponi della mappa d’impianto e devi calibrare la mappa di visura direttamente sul rilievo.

Ciao Gianni,
grazie per la risposta celere. Noto che, purtroppo, la mappa d’impianto è traslata rispetto alla realtà. Facendo la sovrapposizione su Google Earth, mi accorgo che tale traslazione non è costante e varia da un minimo di zero ad un massimo di circa 15-17 metri in direzione Nord-Ovest. Mi sorge un dubbio: se faccio la riconfinazione seguendo le regole, mi posso trovare fuori dalla realtà e quindi come la chiudo col cliente? Ha ragione lo stato dei luoghi oppure la mappa d’impianto, ma traslata (e quindi, a mio avviso, sbagliata)?
Sempre sovrapponendo la mappa d’impianto e la mappa WeGIS, sia su CAD e sia su Google Earth, mi accorgo che, paradossalmente, la mappa WeGIS è più aderente alla realtà, in alcuni punti di mio interesse, ma, se non ricordo male, non possiamo usare la mappa WeGIS per riconfinare, oppure ci possono essere delle rare eccezioni?
Ti informo, per la cronaca, che di fronte a me c’è un tecnico che sta usando il file .cxf, dal quale preleverà le coordinate!
Un saluto

Una domanda:
le coordinate di mappa dei punti d’inquadramento che prelevo dalla mappa d’impianto, tramite la georeferenziazione parametrica, devono essere quelle dei punti che ho rilevato sul posto, oppure possono essere anche solo “coincidenze cartografiche”? Questo perché sul posto, purtroppo ho rilevato pochissimi punti, mentre, naturalmente, facendo un confronto mappa d’impianto-copione di visura, ne possono trovare di più. Mi sembra di aver capito che, purtroppo, i punti omologhi devono essere anche rilevati…

Ciao Guido,
lascia perdere per un attimo Google Earth e concentrati su come va ricostruita la linea di confine.
Una riconfinazione da mappa va sempre eseguita riportando sullo stesso sistema di riferimento la mappa e la realtà, e questo si può fare solo tramite punti omologhi, cioè punti presenti in mappa che sono tuttora materializzati sul posto e quindi rilevati.
Nel tuo caso, quelli che tu chiami “coincidenze cartografiche”, cioè punti che non hai rilevato ma che sono presenti sia nella mappa d’impianto che nella mappa di visura, li puoi usare solo per riportare quest’ultima mappa a coincidere al meglio possibile con la mappa d’impianto, in modo da eliminare le deformazioni che la mappa di visura ha subito nel tempo quale risultato di diverse lucidature e eliocopiature. Questo pasaggio è la Baricentrica di cui al secondo punto del mio post precedente e ti serve per rilevare correttamente le coordinate cartografiche dei punti di confine.
A quel punto ti trovi in questa situazione:

  1. Dalla Parametrica della mappa d’impianto hai le coordinate mappa dei punti di inquadramento, cioè i punti che hai anche rilevato sul posto.

  2. Dal rilievo hai le coordinate reali degli stessi punti di inquadramento di cui sopra.

  3. Dalla Baricentrica della mappa di visura hai le coordinate cartografiche dei punti di confine;

  4. Con un software dedicato a queste operazioni (come Geocat, ma anche con un apposito foglio di calcolo) calcoli la rototraslazione ai minimi quadrati tra mappa e rilievo mettendo a confronto le rispettive coordinate di cui ai punti 1 e 2 qui sopra.

  5. Valuti gli scarti della rototraslazione e, se del caso, elimini eventuali punti di inquadramento con scarto eccessivo.

  6. A questo punto hai portato (rototraslato) il rilievo sulla mappa, dove però hai anche i punti del confine, per i quali ti diventa quindi facile ricavare gli estremi per andarli a tracciare sul posto.

Tieni presente che, se la rototraslazione di cui al punto 4 ti dà scarti buoni, è impossibile che la sovrapposizione su Google Earth ti venga sballata della quantità che hai scritto. Se questo accade, c’è qualcosa di sbagiato a monte.

Ciao Gianni,
grazie per il chiarimento. Purtroppo ho un altro problema. Il Catasto mi ha dato sette fotocopie A3, concernenti il copione di visura di mio interesse più altri due limitrofi (fogli 32, 33, 36), così ho avuto una vasta zona di cui poter disporre. Il foglio A3 (32), che contiene la dividente, però, è molto povero di punti d’inquadramento mappa da poter sottoporre alla Baricentrica (la mappa d’impianto è praticamente quasi vuota, pochissimo frazionata) ed in pratica sono solo cinque e tutti a Nord. Vorrei prendere altri punti sulle altre fotocopie A3, ma poi avrei diverse e “locali” georeferenziazioni Baricentriche, caso ben diverso da quello in cui devo usare la Parametrica e non importa che i quadranti siano staccati.
Come posso fare?
Leggendo il tuo libro, mi sembra che potrei procedere come al paragrafo 4.3 “Punti su più fogli di mappa con origini diverse” a pag. 648, oppure come ai successivi 4.4 e 4.5. Sono un po’ confuso, non mi è mai capitato questo genere di riconfinamento.
Pensi che mi possa aiutare anche il webinar “Casi pratici di riconfinazioni I”?

Ciao Guido,
a questo punto conviene che fissiamo un webinar dove mi mostri in dettaglio il materiale di cui disponi e vediamo come si può procedere.
Tieni però presente che io sono già pieno di impegni sia questa settimana che la prossima, per cui dovremo andare a dopo il 6 giugno.
Se per te va bene, fammi un fischio a quella data che ci organizziamo.

Ciao Gianni,
molto volentieri, anche se la questione si è chiusa ieri. Non era un mio lavoro (poi ti spiegherò meglio), ma vorrei capire meglio la scelta dei metodi e delle procedure, nonché l’utilizzo dei software Corrmap e Geocat.
Mi piacerebbe, quindi, studiare insieme la soluzione ottimale, ma in base al materiale che si ha a disposizione e che, in questo caso, è davvero poco.
Ci aggiorniamo dopo il 6 giugno!

Ma perché vi complicate la vita adoperate un rilievo GPS per “irradiamento” pagando un topografo che vi faccia il rilievo e vi dia i punti restitui in CAD (ovviamente quotati).

Che cosa vorresti dire?> Citazione