Riconfinazione rilievo-rilievo non ricostruibile

Ciao Gianni, devo eseguire una riconfinazione di un TF del 1984 redatto mediante rilievo Topografico per angoli e distanze, appoggiato su punti di coordinate note S.17/S.16 rilasciate dall’UTE. I punti di appoggio S.17/S.16 non sono fabbricati ma stazioni, di cui solo il punto S.16 si presume identificato come picchetto su una collina (dubbi sulla attendibilità).
Quale procedura è da usare per la determinazione del confine?

Io pensavo di ripartire dalla mappa di impianto e procedere nel seguente modo: eseguire la georeferenzazione parametrica (in quanto ci sono i quadranti); riportare i due punti stazione S.17/S.16 sulla mappa di impianto mediante le coordinate fornite a suo tempo dall’U.T.E indicate nel TF del 1984; rilevare i fabbricati di impianto per poter sovrapposizione mappa-rilievo; calcolare le stazioni S.16/S.17 come punti tracciamento; materializzare i punti sul terreno e rilevarli.
In sostanza trasformo il TF-1984 da “non ricostruibile” a “ricostruibile” mediante la materializzazione sul terreno delle due stazioni note a cui si erano appoggiati.

Successivamente svolgo la riconfinazione rilievo-rilievo in quanto disporrò di due vertici in comune tra il mio rilievo e il libretto del TF1984.

Allego TF del 1984 con libretto misure:

https://smallpdf.com/shared#st=3c673a73-1e70-48af-b73c-5e74df6d3801&fn=LIBRETTO+TF-1984-immagini.zip&ct=1612280408078&tl=extract&rf=link

Ciao Riccardo,
sì, ciò che hai descritto è corretto, quindi secondo me puoi procedere a metterlo in pratica.

Però io non mi fiderei solo di questa procedura perché nessuno ci assicura sulla bontà delle coordinate analitiche delle stazioni fornite a suo tempo dal Catasto a quel Tecnico. Con questo non sto dicendo che non siano attendibili, anzi, lo saranno quasi sicuramente. Ma io sono dell’idea che il riconfinatore debba avere sempre l’assoluta certezza dei dati di partenza. Questo perché, ovviamente, se i dati di partenza sono sbagliati, lo sarà anche il confine. Infatti, in questo tuo caso io ragiono così:

  • I dati “certi” che hanno generato le linee del confine da ricostruire sono soltanto le misure che quel Tecnico ha riportato nel TF, cioè angoli e distanze.

  • Tali misure hanno valore pieno solo se tu ritrovi sul posto i punti generatori delle stesse, in questo caso le stazioni. Solo così il TF è un documento davvero “autonomamente ricostruibile”.

  • Se invece non trovi i punti generatori e ti affidi a dati forniti da un soggetto terzo (per quanto questo sia il Catatsto stesso), introduci nella ricostruzione un’incertezza del tutto incontrollata. Facciamo per un attimo il caso che anche una sola di quelle coordinate analitiche sia sbagliata, seguendo solo la procedura che hai descritto, tu tracci un confine sbagliato senza averne nessuna consapevolezza (cioè controllo).

Per questi motivi io ti suggerisco di procedere anche alla seguente ulteriore ricostruzione soltanto da mappa (do per scontato che il TF abbia frazionato direttamente la mappa d’impianto e non sia invece successivo ad altri TF precedenti):

  • Ricostruisci il TF sulla mappa d’impianto. Se non hai presente come fare, segui la prima parte del mio video-corso che trovi qui sotto.

  • Risolvi la ricostruzione come una normale riconfinazione da mappa.

  • Metti a confronto i risultati di questa ricostruzione con quella che hai descritto tu. Se i risultati differiscono entro la tolleranza accettabile, tieni buoni solo quelli della prima ricostruzione. Se invece differiscono di molto, sarà da valutare il da farsi.

Ciao Gianni, grazie per il suggerimento.
Non riesco a ricostruirmi il TF sulla mappa di impianto (come da tua lezione che avevo già consultato) in quanto non sono riportate le misure tra impianto e TF. Dovrei ricostruirmelo con il copione di visure mediante la Baricentrica per punti omologhi con la mappa di impianto.
Ti allego planimetria del TF:

Inoltre vorrei sapere una tua opinione sul procedimento adottato dal tecnico di controparte per risolvere la riconfinazione.
Il Tecnico ha rilevato l’unica stazione S.16 che si presume l’unica materializzata sul terreno con un picchetto in ferro (la certezza che sia proprio quello non sia ha ma mettiamo che sia quello) e ha creato un sistema locale sulla stazione S.16 con coordinate 0.00-0.00 sia nel suo rilievo che al libretto del TF. Poi ha proceduto a calcolarsi i punti con angoli e distanze riportate nel TF.
In sostanza ha eseguito una riconfinazione rilievo-rilievo agganciando il suo rilievo al TF con la sola stazione S.16 dandogli la stessa direzione Nord con coordinate 0.00/0.00.
Secondo me questa procedura è errata in quanto anche se si attribuisce uno stesso riferimento di coordinate 0.00/0.00, non si riesce a dare una stessa direzione Nord e anche una piccola variazione della direzione Nord determina un errore sul posizionamento del confine (per angoli e distanze).

Condividi questo mio pensiero? Oppure potrebbe essere una soluzione o giusta verifica da fare?

Ciao Riccardo,

Sì che puoi ricostruire il TF sulla mappa d’impianto senza ricorrere alla mappa di visura.
Il TF è costituito da un rilievo effettivo con dati analitici. Quindi, una volta che lo hai ricostruito, ad esempio inserendolo in Geocat, ottieni le coordinate locali (precise) di quel Tecnico. Da tali coordinate locali ricavi facilmente (da CAD) le misure (altrettanto precise) dei lati che ti servono per ricostruirlo sulla mappa con CorrMap.

Come ti dicevo, io questa verifica la farei senz’altro perché può fugare i dubbi su eventuali errori delle coordinate cartografiche e anche sull’orientamento a Nord adottati dal Tecnico del TF (vedi sotto).

Sì, concordo con te al 100%. Già è doveroso porsi il dubbio sulla fedeltà della posizione della stazione, ma sull’orientamento il dubbio si ingigantisce a dismisura. Infatti nel TF vedo scritto Azimut a Nord, ma pensare di orientarsi oggi esattamente sullo “stesso Nord” è improponibile, proprio perché, trattandosi di un valore angolare, anche una minima differenza tra i due orientamenti provoca una rotazione dell’intero sistema facendo sbandare brutalmente il confine.

È proprio l’incertezza insita nel TF che mi porta a dirti che serve in tutti i modi una verifica da mappa come quella citata in modo da avere un minimo di auto-controllo. Fossi in te, metterei in guardia il Tecnico di controparte sul fatto che il primo comandamento in topografia è di eseguire rilievi auto-controllati, cioè in cui gli errori temibili vengano alla luce. Il suo approccio è invece “alla cieca”, cioè non si pone minimamente il dubbio né sulla possibile errata posizione della stazione né sull’esistenza del suddetto errore di rotazione. Un approccio sbagliatissimo.