Riconfinazioni, perché se ne parla (troppo) poco?

Ok Carlo, allora intanto provo a dire io la mia, anzi a riprendere e completare ciò che avevo già scritto sull’altro topic, perché da questo tuo ultimo post mi rendo conto che le cause dell’impoverimento culturale di cui parlavo sono più d’una.

Partiamo da qui:

Stai parlando di un altra era geologica.

All’epoca (io non frequentavo ancora Geolive, allora Pregeo.it) il degrado prodotto dal “dogma” di Pregeo (e Docfa) non aveva ancora avuto il tempo di produrre i danni che invece ha poi prodotto nei tanti anni successivi, soprattutto tra le nuove generazioni di geometri che hanno iniziato la professione direttamente con Pregeo. Tutti i colleghi che hai citato, invece, sono: 1) tutti della nostra generazione, nata decenni prima di Pregeo e 2) grandi appassionati delle materie topografiche.

Sul primo punto (aspetto generazionale), mi viene da fare questo parallelismo: è come dire che nei primi anni 2000 gli orsi polari scorazzavano ancora tranquillamente sui ghiacci perenni dell’artico, mentre adesso devono nuotare da una lastra all’altra, rischiando di annegare (o annegando effettivamente) perché si sta sciogliendo tutto.

Purtroppo il tempo non passa mai senza provocare cambiamenti. E quando si innesca un processo negativo, e non lo si arresta in tempo, poi il danno diventa sempre più grande fino alle conseguenze più nefaste. Pertanto, così come gli orsi polari rischiano l’estinzione, il geometra topografo come eravamo abituati a conoscerlo noi, rischia anche lui l’estinzione, ammesso che non sia già avvenuta.

Quei colleghi che hai citato, con i quali hai avuto discussioni “storiche” (e ci credo perché poco dopo qualcuna ho fatto in tempo a seguirla anch’io), sono quelli che io e l’amico Natale Cortella (della mia/nostra generazione) definiamo i “dinosauri della materia” (e i dinosauri si sono estinti già da un bel po’). Gente che a scuola doveva fare i calcoli con i logaritmi e che, proprio per questo, sanno cos’è un azimut.

Ti faccio l’esempio dell’azimut perché a inizio anno (prima del virus) ho tenuto un corso in aula al Collegio di Brescia. Ad un certo punto, stavo spiegando i calcoli da fare in una riconfinazione e c’era per l’appunto da trovare un azimut, quindi ho chiesto:

Voi sapete come si calcola un azimut, vero?

Non ha alzato la mano nessuno.

Ecco, questo è ciò che ha prodotto 32 anni di Pregeo.

Ma attenzione, questa mia affermazione non è la solita denigrazione di Pregeo in quanto tale. Anzi, Pregeo ha il merito indiscusso di aver uniformato la redazione del libretto delle misure e imposto schemi di rilievo corretti (sui calcoli un po’ meno, come abbiamo visto al corso con il prof. Luciano Surace), mentre la libertà che c’era prima tra i geometri che si occupavano di catasto “sconfinava” spesso nella fantasia personale (me li ricordo bene i rilievi che si “inventava” il geometra presso il quale ho fatto il tirocinio da giovane).

Il problema è che si è ingenerata tra i geometri italiani l’inconscia convinzione che valga l’equazione:

utilizzatore di Pregeo = geometra, topografo, riconfinatore

In sostanza uno pensa (sempre inconsciamente e in buona fede, sia chiaro):

Io so usare Pregeo e fargli uscire il semaforo verde. Dunque sono un geometra, un topografo e, all’occorrenza, anche un riconfinatore.

Sulle riconfinazioni, nello specifico, io, te e Leonardo ci siamo dati da fare per 6 anni a tenere seminari in giro per l’Italia, e io personalmente mi sto dando da fare tuttora (e già da altri 5 anni) con i corsi online (più qualcuno ancora sul posto, virus permettendo). Secondo me qualcosa di buono abbiamo prodotto. Ma se la mentalità che si è andata fossilizzando è quella del semaforo verde di Pregeo, più di tanto non possiamo incidere.

Per cui, come ti dicevo, la stragrande maggioranza dei geometri italiani sono come il buon Macius. Un po’ di cose le hanno capite, fin dove la complessità è poca e l’impegno necessario è altrettanto scarso. Dopodiché, appena la complessità aumenta, anziché affrontarla con ulteriore impegno (leggi “studio”), lasciano perdere e si adagiano alle più disparate scorciatoie fai-da-te dove ognuno tira fuori la sua ricetta “fatta in casa”.

Con questo approccio, chi vuoi che si metta a riproporre discussioni tecniche sulle riconfinazioni, se non noi “dinosauri”?