Tolleranza scarto

Ciao GIANNI

in merito alla tua risposta del 23/03/2020 la tolleranza da tenere conto è sempre quella < 50 cm o più bassa in merito a quanto sotto da te esposto?

Grazie DE TOFFOL LUCA

“parte della tua risposta”

lo scarto è quindi dato dalla differenza tra le Est/Nord rot e Est/Nord scal. ed è quindi inferiore rispetto prima, quando veniva calcolato sulle Est/Nord mappa, perché applicando la variazione di scala hai di fatto avvicinato la mappa alla realtà.

Ciao Luca,
questa della tolleranza degli scarti nella rototraslazione mappa-rilievo è una questione piuttosto delicata da trattare, nel senso che non si possono assegnare valori assoluti. Dipende essenzialmente dalle mappe su cui operi, per cui ha senso stabilire un valore soglia solo dopo aver svolto numerose rototraslazioni ai minimi quadrati su diverse mappe della zona in cui operi. A mio avviso il criterio per stabilre un valore soglia dovrebbe essere il seguente:

  • analizzi i risultati delle tue rototraslazioni man mano che procedi con i tuoi lavori, memorizzando i risultati stessi in un file Excel che continui ad aggiornare ad ogni lavoro;

  • naturalmente in questa analisi devi inserire soltanto i punti di inquadramento che non hanno palesato una manifesta inattendibilità, come ad esempio quella dovuta al fatto che il fabbricato d’impianto è stato modificato e quindi non esiste più corrispondenza tra punto mappa e punto reale, e nemmno quelli in cui (raramente) riscontri un evidente inserimento in mappa errato;

  • sulla base delle analisi di queste rototraslazioni (man mano che le elabori) se vedi che il 75% degli scarti (cioè i 3/4) sono, ad esempio, sotto i 60 cm e solo il 25% (1/4) supera questa soglia, allora io trovo corretto fissare la tolleranza su questo valore;

  • se invece i risultati, sempre nella proporzione detta 75%-25%, ti danno un valore soglia di 50 cm, allora la tolleranza da tenere in considerazione è questa, e così via.

Per quanto ho potuto appurare io, facendo molti calcoli sulle mappe Venete, la tolleranza si attesta proprio sui 50-60 cm. Mentre, per dire, sulle mappe Teresiane di alcune province Lombarde (della prima metà dell’800) la tolleranza è di 1.50-2.00 metri. Ma il dato che risulta a me sulle mappe Venete non esclude il fatto che a te succeda di utilizzare una mappa della Provincia di Belluno che ti fornisce, quella singola mappa, un valore diverso, sia in più che in meno. Per questo dico che si può parlare di un valore soglia solo dopo un congruo numero di rototrslazioni mappa-rilievo.

Spero che quanto sopra ti sia utile.

Grazie Gianni per la tua chiarezza e disponibilità, sei stato molto chiaro!
Grazie per aver sistemato l’inghippo che non mi permetteva di entrare nel FORUM.
Buona domenica!
Luca

Ciao Gianni.
parlando di “tolleranze” , so’, perché mi era stato detto tempo fa( fine anni 90) da un collega , che in Catasto a Padova esisteva una circolare inerente gli scarti in coordinate da utilizzare , relative" all’apertura a terra" che era molto utilizzata dai catastali nel periodo in cui provvedevano all’inserimento d’ufficio dei fabbricati. Puoi per caso accertartene? Grazie. Daniele

Ciao Daniele,
innanzi tutto ti ringrazio per il bellissimo articolo di Angelo Pericoli che ho appena publicato nella sezione Libri | Testi Sacri.
Sì, l’apertura a terra era molto utilizzata dai tecnici del catasto per le operazioni d’ufficio, tant’è che, come sai, veniva a volte utilizzata anche per gli atti di aggiornamento svolti dagli stessi tecnici quando si dedicavano alla libera professione.
Ho un amico coollega che è stato per molti anni Capo Tecnico al Catasto di Padova (è uno dei docenti del corso Docfa appena concluso su www.corsigeometri.it), probabilmente lui potrà indirizzarmi per reperire la circolare che hai citato.

Ciao Daniele,
scusami se torno su questo argomento con molto ritardo ma tra impegni e chiusura forzata sono stato preso male le scrose settimane. In ogni caso avevo ricevuto dal collega ex catastale che ti dicevo la seguente risposta in merito al tuo quesito:

A memoria, non ricordo che vi fossero disposizioni scritte circa il corretto utilizzo dell’apertura a terra e della fuori centro catastale, procedure sicuramente molto utilizzate negli anni 70/80, soprattutto nell’ambito locale padovano, grazie alla presenza di un certo geom. Scarso Alfonso, capo della Seconda sezione dell’UTE di Padova, Catasto Terreni, il quale ne promosse l’adozione.
Mi sono consultato con un paio di ex colleghi che mi hanno confermato la mancanza di circolari al riguardo (ho consultato l’Istruzione 14ma, senza risultato); esistevano solo prassi interne che consigliavano l’iperdeterminazione quale verifica del dato.
In particolare, ricordo che:
- era preferibile osservare/utilizzare vertici trigonometri posti a distanza superiore ad un chilometro dal punto dell’ex-centro;
- nel caso di fuori centro, l’osservazione al trigonometrico doveva prevedere un angolo orizzontale prossimo a quello retto rispetto all’osservazione al centro e la base doveva essere di lunghezza ridotta;
- nella verifica tramite osservazione angolare a più trigonometrici, lo scarto non doveva superare i 4 primi (0°,04 00 centesimali).
Non ho avuto occasione di fare molte poligonali catastali con apertura e chiusura a terra, e successive compensazioni, per raggiungere il miglior risultato possibile nell’inserimento grafico del rilievo nella mappa, ma ritengo sia da considerare valida la medesima tolleranza.

Buongiorno
Perdonatemi un breve inciso.
Alfonso Scarso è stato uno dei più grandi Topografi Italiani e uno dei più grandi conoscitori del Catasto. Negli anni 70/80 l’Apertura a Terra era si lo schema di rilievo e di calcolo preferito, non solo in Veneto.
Cerchiamo però anche di capire con quali strumenti lavoravano allora, sia topografici che hardware e software.
Quindi quello schema, per la semplicità del calcolo e per il rispetto di una certa congruità locale, fu adottato dai tanti tecnici di stampo ex catastale perché ritenuto il meno peggiore.
Cordialmente
Carlo Cinelli

Ciao Gianni,
solo a precisazione di quanto riferito dal tecnico catastale:

Citazione - era preferibile osservare/utilizzare vertici trigonometri posti a distanza superiore ad un chilometro dal punto dell’ex-centro;
- nel caso di fuori centro, l’osservazione al trigonometrico doveva prevedere un angolo orizzontale prossimo a quello retto rispetto all’osservazione al centro e la base doveva essere di lunghezza ridotta;
- nella verifica tramite osservazione angolare a più trigonometrici, lo scarto non doveva superare i 4 primi (0°,04 00 centesimali).

riporto un estratto del Tani:

Ciao Gianni. Ti ringrazio per la ricerca effettuata . Un grazie anche all’“amico Catastale” che ha dato una spiegazione certa e chiara sulla verifica angolare alla lettura su più Trigonometrici.
Daniele

Ciao Sergio,
avevo notato anch’io la contraddizione tra questa impostazione:

nel caso di fuori centro, l’osservazione al trigonometrico doveva prevedere un angolo orizzontale prossimo a quello retto rispetto all’osservazione al centro e la base doveva essere di lunghezza ridotta;

e quella consigliata da Tani. In effetti mi ricordo che, prima del suo libro, qui in Veneto lo schema considerato migliore per l’apertura a terra era proprio quello di questa nota qui sopra riportata dal collega ex catastale di Padova, mentre invece i primi due schemi di Tani venivano addirittura considerati non calcolabili per via che il triangolo collassava in un allineamento. Tant’è che nel mio libro ho ritenuto opportuno sviluppare il calcolo anche per quegli schemi, riporto qui il brano in PDF se qualcuno è interessato all’argomento:

Apertura a terra semplice.pdf