Antica poligonale vincolata ai fuori centro

… rispondo a me stesso e, dopo aver straparlato di mio nonno e di mio padre di me stesso posso dire che :

Ho utilizzato quasi sempre le poligonali avendo operato con frazionamenti di opere che si sviluppavano in lunghezza (strade e canali) maggiormente nella mia provincia (Belluno) ed in quella di Venezia, ma anche in quella di Treviso.

Le prime due hanno la comune particolaritá di avere una unica origine nel campanile della chiesa di Pordenone e quindi le coordinate non si riferiscono ad ogni comune ma sono sempre totali.

Nei primi tempi (ante circolare ‘88 Pregeo) operavo del tutto graficamente simulando una apertura ed un orientamento su spigoli di fabbricati ritenuti originali (vedi grassetto nel post precedente) con analoga chiusura. In questo caso le letture grafiche avvenivano purtroppo sulla eliocopia di visura acquistata (o sull’originale, ammesso che ci fosse concesso di avvicinarlo :slight_smile: ) cercando di mediare con lo scalimetro all’interno del singolo quadrato (dopo aver tracciato i parametri derivati, scusate, da quelle “ciofeche” di trattini che il disegnatore aveva tratto solo sulla cornice dell’ “arcasol”. Il calcolo avveniva manualmente attraverso le tavole dei valori naturali degli angoli (i logaritmi usati, per fortuna, solo a scuola). Il frazionamento veniva disegnato a mano su lucido e le aree “planimetrate” (con planimetro) con compilazione finale del famoso “modello 51” a ricalco.

In epoca successiva e con grande insistenza ottenemmo le coordinate analitiche dei “trigonometrici” con tanto di “monografie” e quindi sostituimmo la partenza e l’arrivo con le aperture e chiusure su di questi. Vale la pena di ricordare che, pur avendo intanto integrato il teodolite con un distanziometro all’infrarosso, non era comunque possibile misurare direttamente la distanza (col riflettore) “eccentricitá” se non aprendo la porta del campanile (sempre che il curato ci concedesse le chiavi dopo aver spiegato pazientemente la motivazione :slight_smile: ) e cercando, con le due diagonali, di tracciarne il centro (ex centro) oppure con una “doppia intersezione in avanti” sulla croce (anche a notevoli distanze) detta “apertura a terra”.

Questo ultimo metodo é quello visibile all’inizio del “topic” trasferito, dopo la circolare '88, in Pregeo.

Avevo l’abitudine di chiamare “il nero” la mappa, mentre avevo l’abitudine di chiamare “il rosso” il mio rilevamento. A questo proposito e ad un certo momento si presentarono sul mercato i “digitalizzatori” (manuali magnetici) e i “plotter” (a penne). Cominciammo pertanto a ricopiare sul digitalizzatore e a “georeferenziare” (purtroppo ancora non c’era l’ottimo “CORRMAP” con sqm :slight_smile: ) i fogli di mappa (ovvio “da visura” acquistati) trasformando il tutto un un sistema “vettoriale” che, al “video grafico”, veniva sottoposto (in coordinate assolute) al rosso rilevato, calcolando poi le aree direttamente contornando le particelle col cursore magnetico e compilando il solito “mod. 51” (stampato in copia su stampante ad aghi)

Un aneddoto interessante é che in una occasione della presentazione di un frazionamento di tale tipo per un fiume allargato (Dese e affluenti) in Provincia di Venezia mi fu bocciato perché il frazionamento invadeva a tratti, riportandolo sul foglio da visura, particelle che poi non erano menzionate sul mod 51. Protestai sostenendo che il difetto non stava nel mio “rosso” in quanto risultante in coordinate assolute da “trigonomentrici analitici” ma nel loro “nero” (eliocopia) assolutamente “sgangherato”. Non ci fu verso e pertanto scrissi alla Direzione Generale a Roma che, guarda caso, mi diede ragione imponendo l’accettazione del tutto (forse fu proprio l’estensore della procedura Pregeo o il suo capo ing. Cannafoglia che intervennero). Morale dopo tempo seppi che adattarono i vari tratti “spillando” una copia del mio “rosso” direttamente sull’eliocopia da visura, infatti era piena di buchetti collegati dai “vettori” in rosso :slight_smile:

… ciao Gianni (per rispondere al tuo quesito) :

“Con riferimento al disegno riprodotto qui sotto (cliccaci sopra per ingrandirlo), in pratica ho eliminato i punti di dettaglio lasciando soltanto il collegamento tra stazioni (in blu) e tra stazioni e PF, cioè i “punti noti” (in rosso tratteggiato). Su questi ultimi ci sono sia osservazioni solo angolari (orientamenti) che per angolo e distanza.”
“1 - Calcola l’apertura a terra sulla prima stazione ex-centro per entrambi i PF di orientamento dalla stessa osservati, cioè il PF01/023G/C743 e il PF01/0150/D679, anche se quest’ultimo non è per niente un buon orientamento essendo molto vicino alla stazione, tant’è che è stato rilevato anche come distanza (13.833 m).”

Bisogna tener conto che, all’epoca, bisognava andare con il prisma sul punto da rilevare e quindi, giocoforza, si leggevano le distanze solo a quelli a portata di “camminata” o, alla peggio, di fuoristrada. Inoltre, per calcolare l’ex centro dovevano avere attendibilitá inferiore a 10 come uno di questi due (per ottenere l’ “angolo di attacco”). In pratica il concetto era che piú erano i punti e piú si perfezionava il calcolo rigoroso per “sovrabbondanza” di dati.

Attenzione perché il lavoro é stato diviso un due tratte (1 e 2) semplicemente perché il programma dell’epoca non avrebbe sopportato un numero di vertici superiore a 10 per ogni poligonale.

A presto

Ciao Ugo,
guarda il video qui sotto su come ho presentato questa tua poligonale al corso sulla poligonale di oggi. Naturalmente quando organizzaremo il mini-corso online in cui la tratteremo tu sarai invitato e, se vorrai, potrai anche intervenire come relatore.

Ciao Gianni

… visto, sentito e piaciuto ! :slight_smile: