Ciao Gianni
che dire in merito a questa problematica… che è sempre più difficle cambiare che restare sulle proprie posizioni… in qualunque ambito.
Ora molti pseudo tecnici sono convinti che applicando questi metodi “approssimativi” fai da te siano nel giusto, perchè “si è sempre fatto così”, “il geom.xxxx che è un luminare in paese ha sempre fatto così”, “il tecnico del tribunale fa così e se lo fa lui vuoi mica che sbagli”.
Che molte volte il risultato sia anche magari simile a quello del metodo rigoroso secondo me non conta… certo che non verranno differenze metriche tra le due procedure ma da buon tecnico devo seguire i metodi scientifici e non quelli “casuali”.
La maggior debolezza di questi metodi “fai da te” sono la soggettività e la non ripetibilità… se diamo lo stesso caso in mano a più tecnici ognuno fara la sua valutazione soggettiva e la rototraslazione sarà diversa… con conseguente diversa posizione dei punti ricercati.
Pensiamo alla medicina… perchè i medici seguono dei protocolli invece di improvvisare ogni volta? perchè credo si sia individuata su base scientifica una strada corretta alla quale occcorre attenersi per avere i migliori risultati possibili ad oggi.
A mio giudizio questo persistere delle tecniche fai da te è dovuto soprattutto a due fattori: la leggerezza con cui si affronta una materia molto complessa come le riconfinazioni e l’aver sempre considerato quesa branca di lavoro come un “tappabuchi” da farsi tra un lavoro e l’altro, tanto è una cosa semplice…
Conosco personalmente colleghi più anziani di me che per verificare un confine prendono un wegis o un file CAD della mappa, prendono un paio di misure e con una rotella (magari seguendo il terreno anche su un terreno e in forte pendenza) piantano i picchetti convinti di aver fatto un buon lavoro… in mezza giornata fanno tutto, incassano magari 100-200 euro, il cliente è contento perchè “il tecnico è onesto e ha fatto presto”…
Arriviamo anche ai paradossi: non sono riuscito a far capire a un nostro collega già “datato” che le misure sulle mappe catastali sono ridotte alla proiezione orizzontale… ancora oggi è convinto che siano state riportate in mappa le misure inclinate, tanto è che in un bosco abbastanza esteso e a forte pendenza tra la mia e la sua ricostruzione c’erano diversi metri (non pochi) di differenza. Nonostante sulla mia misura abbiamo poi trovato dei termini che confermavano la bontà della mia ricostruzione, non si è mai convinto che le sue convinzioni sono errate.
Ora dico se ci sono di questi casi dove con poco sforzo chiunque capisce che è impossibile rappresentare in piano la morfologia del terreno mantenendone le misure reali (inclinate) figuriamoci se non ci saranno ancora molti che proseguono imperterriti con i metodi fai da te.
Una buona parte della colpa è da assegnare ai tribunali che iscrivono negli albi dei CTU tecnici non competenti e che in base al loro operato (spesso pessimo) al quale i giudici si attengono nell’emettere sentenze si decida la “verità”. E se fa così il tecnico del tribunale perchè non lo devo fare anche io?
Personalmente mi spiace sentire che la maggioranza dei tecnici che operano in modo non corretto siano geometri (i misuratori della terra) poichè questa branca dovrebbe essere il nostro punto di forza e dovremmo essere noi ad insegnare agli altri (architetti, ingegneri, agronomi, ecc…) la materia.
Purtroppo però non esiste alcun ente od organo di controllo che “certifichi” la bontà di un tecnico, per cui tutti sono liberi di operare come meglio credono.