Congruenza fogli di mappa - Principi e concetti di base

Ciao Roberto,
mi fa piacere che continuando la nostra conversazione riduciamo sempre di più le incomprensioni sui nostri rispettivi ragionamenti.

Corretto. Tuttavia, come ti dicevo, io tutta questa incertezza tra un foglio e l’altro causata dal disegno della quadrettatura (almeno per quella tracciata con piastra in lega e quella pre-stampata) non la vedo. Provo a spiegare perché.

  • Io (leggi “tecncio catastale dell’epoca addetto al disegno della mappa”) ho due fogli vergini su cui disegnare la mappa e nei quali la quadrettatura è già tracciata.

  • Pertanto, su quella quadrettatura non posso più commettere alcun errore di graficismo. Questo errore, se c’è, esiste già, io non lo aumento e non lo diminuisco. Gli ulteriori errori che commetterò riguarderanno solo ciò che ci disegno io in quei fogli.

  • Domanda: Quale errore può avere la quadrettatura sulla quale andrò disegnare la mappa?, posto che l’istruzione imponeva quanto segue:

  • Si considerano inutilizzabili i fogli che presentano nella quadrettatura scarti disuniformi superiori ad in quarto di millimetro dipendenti da imperfetto tracciamento. Possono invece essere tollerati fogli che presentano nella quadrettatura scarti uniformi (di segno ed entità uguali per tutti i quadretti e nei due sensi) dipendenti dalla dilatazione della carta, sempre che non eccedano complessivamente un millimetro nella dimensione maggiore del foglio.

  • Mia risposta: Soltanto l’errore che i parametri fossero ad una distanza che differiva dai 10 cm per più di 1/4 di mm. E in questo caso c’era l’obbligo di compensare l’inserimento delle stazioni, vedi qui (tratto dal mio libro):

  • Bene, sulla quadrettatura mi trovo già riportate le coordinate analitiche, cioè un dato numerico non soggetto ad alcuna imperfezione grafica, e io devo inserire le stazioni nelle loro coordinate, sempre numeriche, derivanti dal calcolo, partendo dal parametro corrispondente, cioè sempre da un riferimento numerico, non grafico.

Tutto ciò premesso (se ho scritto qualcosa di non corretto, dimmelo), ti domando:

Qual è la diversità di errore imputabile alla quadrettatura tra un foglio e l’altro?

La mia risposta è:

Nesuna differenza, l’errore che ha la quadrettatura è della stessa entità, sia che io mi trovi sul primo foglio sia che io mi trovi sul secondo.

Con questo non sto dicendo che, allora, non c’è in assoluto nessun errore aggiuntivo nel considerare punti di inquadramento su un foglio diverso da quello del confine. Ma se ci sono, bisogna (bisognerebbe) che chi sostiene questa tesi, dicesse esattamente quali. Ma non a chiacchiere (che siamo bravi tutti), ma esprimendoli in maniera rigorosa.

Ti dico questo, Roberto, perché finora continuiamo a girarci attorno ma senza mai dire qual è questo errore di prelevare punti su altri fogli. Al di là ovviamente del fattore distanza che peraltro, come ti dicevo, può essere addirittura maggiore nel foglio del confine rispetto a quello limitrofo nel caso di confini in prossimità dei bordi, come quello che ho illustrato in un post precedente.

Tu hai perfino sconfessato, secondo me a ragione, la classica tesi “foglio-centrica” secondo cui i disegnatori partivano a disegnare dal centro verso l’esterno del foglio, scaricando così l’errore massimo sui bordi. Su questa tesi si è espresso anche Cinelli ma di lui non capisco (ma sempre per miei limiti) se quella tesi la ritiene tuttora veritiera o no perché nei post in cui ne parla tende a “mescolarla” con altre ipotesi che riguardano invece le poligonali, individuando cioè un nesso tra rilievo e fogli di mappa che io invece non rilevo (ma, prima che lui si arrabbi, ribadisco che sicuramente sono io che non arrivo a distinguere il suo pensiero).

Ma allora, se anche la tesi “foglio-centrica” è sconfessata, a cosa sono dovuti questi errori pazzeschi che ci sarebbero nel prelevare punti di inquadramento sul foglio limitrofo. Non sono un negazionista, ma vorrei che chi sostiene una tesi, si prendesse anche l’onere di “dimostrarla”. Per cui, sempre per cercare di capire, ti propongo questa domanda/risposta:

  • Quando sviluppavano le poligonali in campagna, avevano già consapevolezza dei fogli nei quali sarebbe poi stata disegnata la mappa?

  • Mia risposta: Assolutamente no, le poligonali venivano eseguite in funzione della posizione dei trigonometrici/stazioni di apertura/chiusura e della economicità (risparmio di tempo) delle operazioni.

Qui nel Veneto ho la fortuna di avere molte mappe con disegnate le stazioni. In effeti ne ho vista qualcuna con la sequenza di stazioni lungo uno o due lati del foglio di mappa, ma niente di più. Nella maggioranza delle mappe vedi chiaramente che le stazioni se ne vanno tranquillamente a spasso da un foglio all’altro.

Posso capire che, in realtà, nelle operazioni di impianto, sia di campagna che di disegno, non sia filato tutto liscio e che possano essere stati commessi anche degli svarioni, anche per pura negligenza. Ad un convegno a Pescara nel 2011 (presente anche Cinelli) il geom. Di Pietro (92 anni all’epoca) ebbe il coraggio di salire sul palco e raccontarci candidamente che solo i tecnici diligenti facevano il controllo sui parametri prima di utilizzare il foglio, e che c’era invece chi lo saltava a piè pari e procedeva tranquillamente ad usare il foglio senza accertarsi della correttezza della quadrettatura.
Tutto plausibile, ma noi dobbiamo considerare gli errori generalizzati, non possiamo certo assumere che siano generalizzate le negligenze. Oppure, se abbiamo notizie che siano stati commessi altri errori operativi generalizzati, o quanto meno in presenza preponderande, allora diciamo quali sono questi errori, invece che “dichiarare il foglio di lavoro” e sostenere che allora, in base a questa “dichiarazione” quello a fianco vale metà.

A tutto questo aggiungo che, tranne il caso con cui Roberto Rena ha aperto questa interessante discussione (e sul quale sto lavorando al calcolo combinatorio delle rototraslazioni), in quasi tutte le centinaia di rototraslazioni che ho calcolato (con mappe da tutta Italia) con punti su più fogli, ho sempre trovato uniformità di scarti tra il foglio del confine e quelli circostanti. Addirittura, qui sul forum qualche mese fa abbiamo dibattuto il caso di Loris Destro (Fuori centro contro rototraslazione) in cui l’unico punto di riferimento nel foglio del confine aveva uno scarto di oltre 2 metri mentre i punti sugli altri fogli avevano scarti di 20-30 cm (con Cinelli che diceva che si doveva fare affidamento a quell’unico punto, pur se aveva 2 metri di scarto, proprio perché era l’unico nello stesso foglio del confine).

Ribadisco quindi che, chi sostiene che i fogli diversi da quello del confine (almeno nel limite di quelli ad esso confinanti) vanno considerati con peso dimezzato, come diceva Tani, deve “dimostrare” il perché (attenzione che “dimostrare” non significa “dire la propria opinione”). Se poi mi si dice che è perché l’ha detto Tani, che è stato il numero uno della materia, e che quindi qualche motivo lui lo avrà avuto … allora per me, pur con l’enorme stima che ho di questo illustre maestro, la discussione perde di qualsiasi interesse perché non è più una questione oggettiva ma “evangelica” (e per quella ci sono altri siti su cui dibattere).