Buonasera a tutti. Alcuni anni fa è stata esperita un’azione di regolamento dei confini: la questione a mio avviso non sarebbe di difficile risoluzione.
C’è infatti un atto notarile di divisione che individua in maniera meticolosa i confini tra i tre lotti di terreno.
L’unica nota più problematica, se vogliamo dirla in questi termini, è che alla linea di confine - viene affermato nell’atto notarile - doveva poi corrispondere una strada (mai realizzata) che permettesse al proprietario del terzo lotto (posto più a nord) di poterlo materialmente raggiungere, dato che gli accessi ai fondi si trovano a sud.
Per tale ragione, i proprietari di 1° e 2° lotto devono arretrare di un paio di metri ciascuno dalla linea di confine affinchè questa strada possa essere realizzata.
Nel caso specifico comunque il terzo lotto è di parte attrice (proprietaria quindi di lotto 2 e 3).
Ci tengo a precisare che non si tratta di servitù ma di un vero e proprio diritto che segue il lotto 3.
Con l’esperimento dell’azione è stato chiesto che i confini dei tre lotti venissero riportati materialmente sui luoghi anche al fine di valutare lo sconfinamento della parte convenuta. Per questa ragione il giudice nomina un CTU.
Il CTU ha fatto un lavoro a dir poco pessimo nella sua consulenza (capisco che essendo coinvolto la mia potrebbe sembrare un’osservazione di parte, ma sono assolutamente convinto che mi darete ragione):
-
Tanto per cominciare ha consegnato alla parte convenuta alcuni estratti dalla sua bozza (senza la filigrana “bozza”) affinché la potessero utilizzare in un procedimento penale contro parte attrice (chi può aver dato tale estratto di Consulenza senza la filigrana bozza sovraimpressa se non il CTU stesso?)
-
I miei sospetti sul suo operato assolutamente non imparziale vengono alimentati anche dal fatto che guardacaso non si esprime mai nei termini di “lo sconfinamento della convenuta”, piuttosto parla genericamente di sconfinamenti dei luoghi (dice letteralmente “la strada preesistente sconfina con”, “il muro sconfina con” ecc).
-
Anche se l’atto notarile contiene degli allegati contrastanti, non lascia dubbi sul fatto che i lotti vadano divisi in tre parti uguali. Lo afferma espressamente sin dall’inizio. Ricordatevi questo passaggio perchè è importante, lo riprenderemo anche dopo.
Ciononostante, il CTU ritiene preferibile - per qualche ragione che non chiarisce - individuare come allegato preferibile quello che attribuisce alla parte convenuta circa 400 metri quadrati in più (e sulla totalità di 3mila m2 non mi sembra poco!) -
Il CTU non ha mai depositato la bozza e le osservazioni dei CCTTPP ma si è limitata a depositare esclusivamente l’elaborato finale. Furbescamente, inoltre, risponde alle osservazioni dei CCTTPP con frasi vaghe, letteralmente vuote di significato e soprattutto senza riportare in alcun modo o citare le osservazioni fatte dai CCTTPP, ragion per cui non si capisce minimamente neanche a cosa stia rispondendo.
Così facendo raggiunge un duplice scopo: 1) elude l’osservazione del CTP secondo cui la parte convenuta disporrebbe di ben due accessi, 2) fa credere al giudice che il lotto di parte convenuta sia intercluso, e che quindi la condivisione dell’accesso di parte attrice sia indispensabile. -
Infine, fa una nuova proposta di divisione, basandosi sul criterio della comoda divisibilità e della preservazione del valore paesaggistico dei luoghi. In buona sostanza spiega che la realizzazione della strada necessaria al lotto terzo così come collocata nell’atto notarile di divisione sarebbe troppo onerosa e creerebbe danni alla vegetazione (come se la parte convenuta non avesse già raso al suolo ogni albero che cresceva sul suo fondo…). Neanche a dirlo, in questa nuova proposta il CTU trasla la linea di confine a danno di parte attrice ed in più attribuisce ulteriori 400 mq in più alla convenuta (oltre ai 400mq aggiuntivi derivanti dalla scelta dell’allegato errato) per ragioni di “equità” non meglio specificate (attribuendo alla parte convenuta un totale di 800mq in più, alla faccia dell’equità).
Concludendo, è riuscita a complicare una vicenda che a mio parere non presentava alcuna complessità.
Posto che già è stata querelata per falso in perizia (dato che affermava che il lotto di parte convenuta fosse intercluso con tutte le conseguenze che ne derivano), c’è davvero il rischio che il giudice civile possa aderire a questa sua nuova proposta? Se le parti, tanti anni or sono, firmarono l’atto di divisione ritenendosi peraltro ampiamente soddisfatte, il CTU ha davvero il potere di imporre di fatto una nuova divisione suggerendola al giudice? Divisione che tra l’altro sarebbe iniqua sia con riferimento all’estensione dei lotti (voglio rammentare che l’atto notarile parla esplicitamente di una divisione in tre parti uguali), sia per la scelta di traslare la linea di confine ai danni della proprietà dell’attore. L’atto notarile si straccia? Mi sembra a dir poco assurdo.
Specifico inoltre che la parte attrice non è assolutamente interessata a realizzare materialmente questa strada. Né chiederebbe alla parte convenuta di condividere i costi (come invece sarebbe previsto dall’atto notarile). La volontà piuttosto è quella che vengano rispettati i confini previsti dall’atto notarile (compreso l’arretramento di due metri).