Ciao a tutti,
sempre per via che non si vive di solo pane, riprendo questo vecchio argomento (da Dopolavoro, appunto) che avevamo dibattuto sul vecchio sito www.riconfinazioni.it e che, visti i temi molto profondi, aveva appassionato diversi di noi. Tanto per non ricalcare quello che avevamo scritto su quel topic, riparto da zero così da stimolare nuove riflessioni.
Innanzi tutto trovo opportuno precisare il significato del suffisso nel titolo, anche se lo avrete già ampiamente colto:
Dopodiché parto con una roba un po’ forte.
In questi giorni ho letto un articolo sull’ipotesi di una possibile evoluzione umana nel futuro, sembrerebbe nemmeno tanto lontano.
Bene, viene ipotizzato che l’intelligenza artificiale sarà sviluppata al punto da poter trasferirvi l’intera coscienza di un essere umano. In pratica, ci saranno reti neurali talmente potenti che si potrà trasferire la stessa coscienza di un individuo in una sua personale rete neurale. A quel punto la coscienza di quella persona sarà clonata perfettamente e quindi esisterà in due esemplari, quello umano e quello artificiale. Questa rete neurale contenente l’intera coscienza della persona clonata sarà ovviamente messa a bordo di androidi, cioè di robot che replicano perfettamente anche il corpo, anzi migliorandone addirittura le prestazioni.
Risultato finale: l’IMMORTALITÀ.
Niente male come idea, eh?
Ma qui cascano giuste due vecchie canzoni, una italiana l’altra inglese:
- F. Guccini: Ma noi non ci saremo.
- Queen: Who wants to live forever?
Sinceramente, io, a quest’ultima domanda mi sentirei di alzare la mano.
Peccato che abbia ragione Guccini.