Riconfinamento - Posizionamento termini confine tra due Comuni

… infatti : mentre i termini comunali furono rilevati come ripetutamente detto, i limiti di foglio (quantunque fosse comunque obbligatorio confrontarli) rappresentavano “linee di coltura” nel migliore dei casi ma, molto piú frequentemente, “limiti di demanio fluviale” entrambi con una sola lettura al nonio, una sola costante e solo diritto (tanto sia le colture che le riviere mutavano in continuazione).

… beh, sí : anch’io ho qualche annetto !

Nel 1960 usavo il tacheometro di mio padre (Saibene) ai 2 primi centesimali con due noni ad entrambi i cerchi e due costanti diastimometriche (50 e 100). Per i calcoli le (avanzatissime) tavole di riduzione diretta delle distanze e delle quote di cui non ricordo il nome. Per la restituzione il famoso “Goniometro AR-turo-CA-ppelletti” (metallico inventato da mio padre e poi ripreso dalla Nestler).

Nel 1962 (a scuola) ricominciato da capo : tacheometro Galileo dotato questa volta di un solo nonio a cerchio e una costante diastimometrica. Per i calcoli si cominció con il regolo (per capire che le moltiplicazioni e le divisioni diventavano somme e sottrazioni) e poi con le tavole dei logaritmi. Per la restituzione si usava il rapportatore di plastica con il righello in scala.

Nel 1973 (dopo la pausa in impresa stradale e studio di ingegneria) cominciato con teodolite WILD sia T16 che Autoriduttore . Nel primo caso calcoli con le tavole dei valori naturali e calcolatrice (le prime a display luminosi). Restituzione con il goniometro di cartone a scala t-conica (permetteva di leggere i 10 primi) e righello in scala. Le curve di livello si calcolavano con un foglietto di lucido trasparente ed uno spillo che permetteva di tracciare (Talete) sul foglio sottostante i punti di ciascuna curva che poi si univano a mano libera fra di loro cercando di “armonizzarle”.

Nel 1977 cominciato con i primi distanziometri a infrarosso WILD DI3 montati sul teodolite che davano la distanza digitale su display luminoso (gli angoli erano introdotti con una serie di deviatori a levetta). Calcoli con il primo calcolatore IBM (non mio) che occupava una stanza 3x3 con introduzione a schede perforate e risultati a punti su plotter (non mio) Calcomp.

In seguito comprati vari strumenti per terminare con stazione totale WILD TC 1000 registrando e codificando sia i punti che le line di rilevamento e restituzione su videografico (eventuali plottaggi non piú in genere richiesti dalla committenza che li faceva in autonomia).

Dulcis in fundo vari corsi sull’uso teorico pratico del GPS (mai comprato) e pensionamento.

Ovvio che anche noi abbiamo studiato (ed applicato alla professione) tutti gli aspetti legali ed estimativi nei limiti che ci concedeva la scuola e la pratica successiva.

Grazie della pazienza

Ciao, Ugo, trovo il tuo intervento provocatorio e volto al gioco del primo della classe. Io continuo a dire che l’ “azione di regolamento di confini” non è un’ operazione catastale, ma giudiziaria: così come descritta nell’ art. 950 del c.c… dal come dispone il terzo capoverso … il giudice si attiene al confine delineato dalle mappe catastali … si osserva che le parti chiedono che il confine sia stabilito dal giudice, il quale, in mancanza di prove, si attiene al confine delineato dalle mappe catastali. Si osserva inoltre che il vocabolo stabilito vuol dire reso stabile con un manufatto, per esempio un muro e il vocabolo attenersi vuol dire adeguarsi a quelle mappe già esistenti; quindi lo scrive nell’ ordinanza che a sua volta deve essere esecutata o tacitamente oppure con operazione forzosa. Ne consegue che le parti sono tenuti a riportare in terra il confine mappale sul terreno, ma niente vieta loro di fare diversamente se siano d’ accordo anche dopo il giudicato. Si osserva inoltre che il capoverso dice mappe catastali e non mappa , cioè mette il confine al singolare e mappe al plurale, ne consegue che gli si deve chiedere quale mappa usare allo scopo; non riporta metodi o strumenti da usare.

Buonasera ragazzi!

Come prima cosa vi chiedo scusa per il ritardato intervento, soprattutto per ringraziarvi vivamente delle vostre risposte e partecipazione… anche vivaci direi, ma comunque di grande valore, per le diverse esperienze che ognuno ha maturato e che tornano utili a tutti.

Per il mio caso esposto nell’introduzione del forum, ho condiviso convintamente i consigli di Gianni, avendo alla fine trovato nei luoghi, nonostante impervi, un paio di punti di inquadramento ed un trigonometrico catastale coincidenti tra mappa d’impianto e stato di fatto.
Il resto dell’elaborazione del lavoro è stato una conseguenza piuttosto dinamica, con la calibrazione delle mappe d’impianto tramite la griglia ottenuta dai crocicchi e la conseguente rototraslazione sulle coordinate geografiche (dei punti di inquadramento). Ho proposto alla committenza il picchettamento dei punti del confine comunale con coordinate prelevate da me sulla mappa d’impianto (mediando le coppie dei punti prese sui due fogli confinanti): hanno preteso anche un riscontro grafico del posizionamento del confine con le coordinate rilasciate dall’Ufficio del Territorio di Oristano (che non le ha prelevate con misurazione diretta sul foglio cartaceo, ma anche loro in via digitale, previa calibrazione delle mappe). Buonanotte a tutti

… non é vero : il mio voto piú alto é stato sempre il 6 e, per di piú, sono stato bocciato in 3^ geometri proprio in topografia (con altre materie e ripetendo, ovvio) :slight_smile:

E allora perchè critichi negativamente quello che scrivo?