Riconfinazione in ambito boschivo

Ciao Alberto,
la prassi corretta sarebbe di verificare sul posto la presenza di elementi oggettivi che sanciscono il confine, come i termini lapidei che venivano posti in opera dai tecnici dell’impianto. Da questo punto di vista, il fatto che i confini da determinare siano d’impianto è un vantaggio perché solitamente i termini sono indicati in mappa. Leggi ad esempio il topic di cui al link qui sotto (è proprio di questi giorni) che riguarda sempre dei confini su bosco:

Mappa di impianto provincia di Parma

Se, come sembra da quello che scrivi, non riesci a trovare nulla sul posto (oppure la ricerca si rivela spaventosamente onerosa), il metodo migliore (nel senso di meno peggio) è quello di rilevare comunque elementi d’impianto tuttora esistenti (vecchi fabbricati, altri termini) pur se distanti dalla zona da riconfinare. Con questi punti di inquadramento potrai quindi procedere alla sovrapposizione mappa-rilievo (rototraslazione ai minimi quadrati) e ricavare le linee cercate. Naturalmente, più i punti di inquadramento sono distanti dal confine, più aumenta l’incertezza (tolleranza) della risoluzione. Tuttavia, trattandosi di bosco, questo potrebbe anche non incidere più di tanto. E poi … si fa sempre quel che si può.

In alternativa a quanto sopra, ci sarebbero anche altre tecniche che si basano sulla rilevazione di trigonometrici, come l’apertura a terra multipla o la rototraslazione orientata. Magari potremmo approfondirle se ne ravviserai l’opportunità.

Viceversa, andare a scomodare l’origine catastale del Comune, non lo ritengo un criterio corretto, a meno che non sia tale da essere essa stessa un punto di inquadramento.