Riconfinazioni, come georeferenziare e correggere la mappa

Ciao a tutti,
nel libro Riconfinazione – aspetti tecnici e giuridici, Pier Domenico Tani, il maestro delle riconfinazioni in Italia, scriveva (a pag. 133) che lo scarto tra i due tecnici di parte nella ricostruzione del confine:

“… dipende prevalentemente dalla diligenza profusa nella lettura delle coordinate grafiche dei punti di riferimento e dei vertici del confine”.

Significa che non serve a molto la cura e la diligenza poste nella fase di rilievo e in quella elaborativa se i due tecnici partono da coordinate mappa prelevate in maniera approssimativa e ciascuno con un proprio metodo. Questo perché non dobbiamo mai dimenticarci che 1 mm su una mappa al 2000 sono 2 metri sul terreno. E sbagliare di 1 mm è quasi scontato se non si adottano opportune tecniche di georeferenziazione che applichino anche la correzione della deformazione che la mappa d’impianto ha subìto nei tanti decenni da quando è stata creata.

Considerato che ormai le mappe d’impianto sono disponibili su file raster (immagine) in tutta Italia, spero quindi di farvi cosa gradita nel condividervi il brano del mio nuovo libro in cui riassumo i principali concetti su come georeferenziare e, soprattutto, correggere una mappa digitale.

Georeferenziazione_mappe_Concetti.pdf

Eventuali vostri commenti saranno come sempre molto apprezzati.

Nella speranza che l’articolo vi possa essere di una qualche utilità vi mando un cordiale saluto a tutti.

geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@corsigeometri.it
www.corsigeometri.it
www.topgeometri.it

Torno sull’argomento perché, dopo aver postato l’articolo di cui sopra su alcuni social, ho ricevuto risposta da parte di un collega che indicava la procedura da lui adottata per georeferenziare le mappe catastali implementata nel software di suo utilizzo. Mi sono quindi reso conto che nel capitolo pubblicato sopra non avevo trattato il tema di quale sia la georeferenziazione corretta da applicare, un aspetto che è invece importante e poco (per non dire niente) conosciuto. Ho quindi aggiunto al capitolo le due pagine del PDF che vi riporto nel link che segue, nella speranza che possano essere di vostro interesse.

Qual_è_la_georeferenziazione_giusta.pdf

Un cordiale saluto a tutti.

geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@corsigeometri.it
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… con tutto il rispetto per Pier Domenico Tani (che pure stimo) quelle letture di 139,10 e 201,10 al 1:2000 mi sembrano un po’ impossibili (capisco anche che é solo un esempio) ! :slight_smile:

Ciao Ugo,
sono le letture che lui stesso ha dichiarato nel libro dove ha precisato:

Il modo migliore per prelevare le coordinate con uno scalimetro è quello illustrato nella figura 3.3.5/a (quella del post sopra, ndr). Per agevolare la collocazione dello scalimetro nel senso corretto, è utile che tale attrezzo sia del tipo catastale (con lo zero delle due graduazioni dalla stessa parte, come nella figura). È opportuno, magari con l’ausilio di una lente, cercare di apprezzare 0.05 mm (10 cm nella scala 1:2000).

Poi è chiaro che era un umano anche Tani e faceva anche lui delle stime.
Io ho tirato fuori questo suo passaggio per far capire qual è il concetto da applicare. Oggi con le mappe su file digitale e la georeferenziazione Parametrica su software le precisioni sono ovviamente di un altro livello.

… non sono mai riuscito a leggere meno di due decimi di millimetro nemmeno con la lente e 10 decimi di visus :slight_smile:

Dimenticavo : scalimetro Martini del Goniografo ArCa (brevetto di mio padre geom. Ar-turo Ca-ppelletti) :slight_smile:

Ciao Ugo, non sapevo che fosse un brevetto di tuo padre, complimenti.

… questi i particolari (lo scalimetro 1:2000 e 1:1000 non era un “Martini” ma un “Linear” appositamente fatto fabbricare con lo zero in centro chissá dove)

Come giá ebbi modo di dire, finiti i dieci anni del brevetto, la Nestler ne brevettó uno con due noni che permettevano la lettura molto piú accurata sia degli angoli che delle distanze.

Ero ragazzo ed io stesso contribuivo alla verniciatura della parte nera facendo raggrinzire la vernice in un forno rotondo da torte (ne sento ancora l’odore). Una cinquantina furono fabbricati presso un fabbro con un tornio su alluminio e venduti in Veneto. Io stesso lo accompagnavo presso gli studi (peró mi lasciava in macchina - Fiat topolino giardinetta - forse perché temeva che dicessi qualche corbelleria in merito essendo solo un ragazzo) :slight_smile:

Scusate la digressione

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Ma quali scuse per la digressione, sono sempre interessantissime queste testimonianze.

Per curiosità, come veniva garantita la fermezza del goniometro sopra il foglio sul quale si utilizzava, era sufficiente il suo stesso peso o si doveva adottare qualche accortezza?

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… pesa sufficientemente per gravare su dei dischetti incollati sotto ricavati da un cartoncino (non credo si trovi piú) somigliante al velluto