Ciao Enzo e benvenuto sul forum (qui ci diamo tutti del tu, ok?).
Nella ricostruzione di un confine da mappa il primo comandamento è quello di fare riferimento a punti di inquadramento (cioè presenti sia in mappa che sul posto) che siano il più vicino possibile alla linea da ricostruire. Significa che vale molto di più lo spigolo di un fabbricato d’impianto ubicato nelle vicinanze del confine che non un trigonometrico che, pur avendo coordinate analitiche e più precise, è invece distante dal confine.
Questo perché, quando fu generata la mappa d’impianto, il punto vicino al confine è stato rilevato presumibilmente dalla stessa poligonale del confine (se non addirittura dalla stessa stazione di poligonale), e come tale presenta le stesse caratteristiche “genetiche” del confine stesso, sia di rilievo che di messa in mappa.
Un trigonometrico distante invece, ha avuto un’origine cartografica del tutto slegata da quella del confine: altra poligonale, altro foglio di mappa, altro disegnatore che l’ha riportato in mappa. Ne consegue che, se usi i trigonometrici distanti, ricostruisci il confine con la situazione cartografica di dove si trovano loro, cioè distanti, e non di dove si trova il confine.
Di base, quindi, appoggiarsi ai trigonometrici distanti è un errore grave che può portare ad un errato posizionamento del confine anche di entità molto significativa. Ai trigonometrici si ricorre solo quando, ad esempio, avendo i punti di inquadramento tutti da un lato del confine (extrapolazione), c’è la necessità di correggere la rotazione della rototraslazione per sovrapporre mappa e rilievo. In questi casi si osserva (solo angolarmente) uno o più trigonometrici distanti ma solo a detto scopo.
Se vuoi saperne di più , ti consiglio il mio libro Tecniche di riconfinazione.
A presto.
geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@corsigeometri.it
www.corsigeometri.it
www.topgeometri.it