Riconfinazioni, metodi manuali VS software

Ho seguito solo ora questa grande diatriba che, secondo me, é stata troppo diluita con il risultato di essere quasi incomprensibile.

Certo non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, ma posso solo riportare quanto giá espresso in altre occasioni e cioé quanto riferitomi da mio padre geometra che era un dipendente del Regio Catasto e che, a sua volta, gli era stato riferito da suo padre (mio nonno pure geometra) dipendente anch’egli del Catasto.

  1. La delimitazione veniva effettuata apponendo dei termini con i due “testimoni” laterali di una unica pietra spaccata in due e quindi ricomponibile, in presenza di un “indicatore” comunale e dei possessori (a volte con la famosa sberla in faccia ad un ragazzo giovane che li doveva ricordare :slight_smile: )

  2. Il rilevamento (massime distanze 130 metri) veniva effettuato nella maggior parte dei casi con un tacheometro Troughton & Simms inglese dotato di 2 noni a microscopio in orizzontale e 2 in verticale con la precisione ai 2 primi centesimali, partendo con una poligonale dalla rete di trigonometrici rilevati dall’IGM (in o ex-centro). In particolare si usavano sia i fili distanziometrici a costante 100 che 50 e le angolari diametralmente opposte per ogni punto e rilevando i termini e gli spigoli con diritto e capovolto e con le due costanti da due stazioni diverse e gli spigoli (dei fabbricati) erano integrati da misure lineari prese con la cordella metrica o triplometro. Il tutto veniva schizzato a mano in campagna con gli stessi numeri del rilevamento (l’abbozzo) su una traccia copiata su lucido proveniente a ricalco dalle mappe del cessato catasto, a cura del caposquadra.

  3. I calcoli venivano effettuati su appositi stampati usando tutte le medie di angoli, distanze e coordinate e gestiti angolarmente con i logaritmi.

  4. La restituzione avveniva con goniometro di cartone a scala “ticonica” e scalimetro (di solito Martini) su fogli originali che giungevano da Roma giá parametrati con gli “stereocartografi” usati in fotogrammetria (tenendo presente che la massima valutazione angolare era di 10 primi e 2 decimi di millimetro per le distanze)

Orgogliosamente posto una foto storica (Appennino emiliano a Trasasso comune di Monzuno nel 1911 - ex centro del campanile della chiesa di San Martino - l’edificio dietro non esiste piú essendo stato demolito) che vede come “caposquadra” un certo Ferrari, come “aiutante principale” mio nonno Enrico Cappelletti (primo a sx con tacheometro Troughton & Simms a 4 razze di base e treppiede rigido) e come “scrivano” un certo Nobili (con tanto di penna, inchiostro e calamaio appeso al collo : proibito cancellare bisognava tirare una linea in modo che si potesse ancora vedere l’errore). La squadra é completa con tanto di “portastadia” (uno con corno in ottone per farsi notare in vegetazione) e il famoso “indicatore” incaricato dal Comune per controllare le operazioni e istruire sulla bontá delle pretese possessorie. Gli abiti non sono a “visibilitá aumentata” :slight_smile: , ma vecchi abiti giornalieri dismessi.

Grazie per la pazienza

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