Fuori centro contro rototraslazione

Loris scusa ti chiedo un favore… potresti postare una foto di questo fosso in corrispondenza del palo in ferro e una della zona dove lo stesso fosso si innesta nel tombino? quindi ai due estremi…

Se hai anche una ortofoto della zona che inglobi tutti i tuoi riferimenti voglio fare una prova perchè ho una teoria in merito alla posizione del mappale 47 ma prima di sparare a caso vorrei verificare…

Buongiorno a tutti, buongiorno Graziano.

Allego quanto richiesto

questa prima foto è ripresa da nord verso sud e mostra la famosa trave in ferro piantata nel terreno ad indicare ( di massima) la posizione del vertice nord del confine

queste altre due foto sono state scattate a sud, all’estremità opposta del confine: tra l’erba si vede il dorso tondo del tombino semiinterrato; il mio cliente dice che questo tombino mostra dove era il fosso fino a qualche tempo fa prima delle manomissioni del vicino

Questa è l’ortofoto dei luoghi

…e questi sono i punti di inquadramento. Se ti serve altro, non esitare! Garzie :grinning:

Per ortofoto non intendevo uno screen shot della vista di google heart con definizione pessima ma quelle dei voli con risoluzioni ben maggiori… di solito i Comuni le hanno. Ne ho trovata una in rete ma non prende tutta la zona.
Quindi fammi capire… il fosso in questione scarica dentro alll’intubamento in cemento? oppure va direttamente nel canale trasversale?
e questo intubamento passa attraverso quel canale trasversale più grande che vedo?

Ciao Loris rispondo a te ma anche a tutti gli altri.
Ho dato un occhiata ai risultati delle elaborazioni a seguito degli ulteriori punti che hai battuto e ti esprimo le mie idee come se fossi io al tuo posto:
la ricostruzione cartografica è supportata dalla rototraslazione su punti con scarti reciproci molto buoni (escluso i punti del fabbricato 47 del quale parleremo dopo)
dai risultati dell’elaborazione del tuo rilievo ottieni che i punti estremi del confine (trave e tombino) sono molto prossimi alla tua ricostruzione cartografica
dalle ulteriori indagini sui canali che io le utilizzerie solo per confermare la bontà della ricostruzione svolta visto che sono elementi in terra senza materializzazioni stabili (argini in muratura) per cui non ho alcuna garanzia che in 100 anni non si siano spostati mi conforta molto la centralità del canale a nord rilevato rispetto a quello cartografico… non valutando i singoli punti ma nell’insieme… direi che la centralità è indice che non ci sono state le traslazioni che ipotizza Carlo…
Anche gli altri fossi danno risultati confortanti nel senso che anche se in punto presentano magari scarti anche notevoli l’andamento generale ricalca molto bene quello cartografico… teniamo conto che a volte non sono stabili neppure materializzazioni più solide, per cui i fossi vanno presi con le molle.
In relazione evidenzierei il problema degli scarti sul mappale 47 che controparte ha preso come punto vicino nell’apertura a terra.
Proporrei anche le risultanze della RTB sia considerando anche i punti del mappale 47 che escludendoli dal calcolo dimostrando così che le tue risultanze sono molto simili in entrambi i casi.
In relazione evidenzierei poi anche le carenze del metodo di controparte sia per la mescolanza di coordinate con genesi diverse, sia l’aver utilizzato il solo fabbricato mappale 47 come punto vicino.
Ovviamente farei i necessari richiami alla bibliografia esistente.
A questo punto attenderei la reazione di controparte per vedere come riesce a controbattere ai miei risultati

Ciao a tutti.

Roberto,
concordo in toto con l’analisi che hai suggerito a Loris. Io non sarei mai riuscito a riassumere la questione in maniera migliore.

Carlo,
credimi, io non avrei mai immaginato che tu potessi sostenere una tesi ricostruttiva di un confine basandoti su corsi d’acqua “liberi”, cioè non imbrigliati entro argini murari, senza valutarne il percorso nel suo insieme ma prendendo a riferimento un unico punto, cioè quello che avvalora la tua tesi.
Sono veramente allibito che tu abbia sostenuto questa possibile chiave di lettura al fine di dichiarare una traslazione di 2 metri della zona di mappa del confine per giustificare lo scarto, di altrettanti 2 metri, che il fabbricato mappale 47 presenta se messo in relazione ad altri punti che invece risultano pienamente attendibili.
Con questo non sto dicendo che non possa esserci stata la traslazione che tu ipotizzi, sto dicendo che non la puoi dimostrare prendendo a riferimento un unico punto per ciascuno dei corsi d’acqua considerati. E, nel mio modo di ragionare, se una cosa non la puoi dimostrare, la devi escludere. Tu invece fai il ragionamento opposto, cioè dici: siccome non si può escludere la traslazione della mappa, allora la assumo come dimostrata.
Da un punto di vista scientifico questa è una mostrousità, che da te non mi sarei mai aspettato.
Per questo motivo, riprendo il tuo ultimo post, cercando di evitare i “toni forti”.

Mi ero riferito alle sole fossette perché per i due canali più grandi che tu citi, quello a Nord e quello a Sud, la sovrapposizione di Loris (basata sui punti di inquadramento con scarti da 20 cm) aveva già dimostrato che il loro decorso ricalca quello di mappa, salvo le inevitabili modificazioni che in 100 anni possono essersi verificate.
Ti riporto per chiarezza le immigini che avevo già postato.
Che il canale consortile a Nord sia rimasto nell’alveo di quello rilevato all’impianto lo dimostra chiaramente il fatto che l’attuale corso d’acqua inglobi interamente quello riportato in mappa, senza evidenziare nessuna traslazione in senso Nord:

Anche il percorso del fosso a Sud mostra di seguire tutt’oggi quello dell’impianto. La sovrapposizione di Loris mostra molti tratti in cui le due linee coincidono ed alcuni tratti in cui invece si evidenzia uno spostamento verso Nord ma anche verso Sud.

Come fa uno della tua esperienza a dire di considerare solo i punti degli argini sul prolungamento del confine?

A cosa serve questa ulteriore sovrapposizione? Quella di Loris indica già in diverso colore le due entità, mappa e rilievo, e mostra già che i corsi d’acqua e il ponte a Nord corrispondono tra mappa e realtà. Cosa puoi fare di diverso con un altra sovrapposizione? Niente.

E’ esattamente l’opposto.
Sei tu che stai facendo una procedura anticonvenzionale (Pothenot) e sei tu che devi dimostrare l’inattendibilità del fabbricato mappale 47 rispetto al contesto di mappa.
E ANCORA NON LO HAI FATTO.
Quale sarà la dimostrazione successiva: che se ci sono 4 punti di appoggio a 7 km. ben disposti intorno all’oggetto da riconfinare che tra loro scartano 0 bisognerà usare quelli?
Carlo Cinelli

Ciao Graziano.
No, purtroppo dispongo di altre ortofoto e dubito fortemente che anche il comune disponga di altro materiale. Il tubo in cemento (sempre a detta del mio cliente) era in asse con la posizione originaria del fosso da riconfinare e fungeva da “ponte” tra i due fondi che storicamente erano di un unico proprietario; la conduttura in cemento permetteva quindi al fosso stesso di scaricare dentro allo scolo posto a sud e consentiva il passaggio dei mezzi agricoli.

Scusatemi tutti,
non sono per niente, a causa della mia genesi, un esperto (senza apostrofo :wink:) di riconfinazioni però sono comunque appassionato della materia senza permettermi di dare le mie opinioni.
Quello che vorrei far notare è che in questa discussione, per me di grande interesse, sembra che si stiano suonando degli strumenti scordati; mi spiego meglio:
qualcuno, anzi molti, si danno da fare con calcoli approfonditi a sostegno della tesi supportata mentre altri si limitano a contrastare le tesi senza spiegare in maniera chiara perchè tali tesi non sono sostenibili.
Questo ultimo approccio

Se dopo una quarantina di messaggi, secondo me molto confusionari, la conclusione è questa, e senza alcuna dimostrazione pratica, rimango completamente basito.
Siamo tutti qui per migliorare le nostre conoscenze ma il modus operandi messo in opera da alcuni riesce solo ad aumentare l’antipatia e a vanificare i probabili autorevoli consigli che avremmo potuto ricevere.
A meno che qualcuno pensi di essere l’unico depositario della verità e quindi non debba dimostrare niente a nessuno ma attendere le eventuali smentite, che puntualmente vengono cassate (ad esempio qualche anno addietro già qualcun altro sosteneva che era necessario e risolutorio il solo calcolo della superficie di un lotto senza assolutamente considerare la posizione delle linee di confine), per quanto mi riguarda (come già fatto anni fa) eviterò di continuare a seguire questa discussione.

Gabriele Granata

Roberto ti ringrazio.
Posso confermare che nella mia zona sia i fossi privati di scolo sia le canalette consortili vengono periodicamente pulite e risezionate e non è assolutamente difficile immaginare che nel corso di decenni possano variare in maniera apprezzabile la loro posizione e dimensione; sul posto il terreno oltretutto è torboso, la falda è superficiale (zona valliva) e le frane lungo cigli/argini sono all’ordine del giorno tanto che ci sono costantemente interventi di manutenzione. Conosco particolarmente bene queste dinamiche perché abito da sempre in queste campagne e anzi, se devo dire la verita, mi stupisco che il ciglio dello scolo a sud (nella parte di territorio altimetricamente più depressa) si sia modificato così poco :sweat_smile:

Una buona serata a tutti e ancora grazie.

Loris

Ciao a tutti.
Sono dell’idea che il confronto con altri sia sempre costruttivo e anche chi la pensa diversamente da noi dovrebbe farci riflettere sulle nostre convinzioni e instillare il dubbio che magari una qualche ragione la abbia pure lui… magari ha una visione diversa dalla nostra e cambiando il punto di vista a volte si possano vedere cose ignorate in precedenza…
Quando non troviamo i vecchi confini ne mediante materializzazione sul posto ne ricostruendoli da atti descrittivi o analitici che lo consentano non ci resta che procedere con la mappa. Cosa dovrebbe fare Loris per migliorare ancora il suo operato? Capisco se avesse trovato discordanze con le materializzazioni rinvenute ma visto che sono molto vicine a quanto ricostruito io mi sentirei di sostenere la bontà della mia ipotesi… in fondo sia (soprattutto) la trave e (anche) il tombino qualcuno li avrà messi lì e il fatto che siano sempre lì vorrà dire che rappresentano qualcosa… se io vedessi il mio vicino che pianta una trave nel mio terreno sicuramente non aspetterei molto tempo per farglielo presente… se non è stato fatto penso che la trave fosse riconosciuta come confine altrimenti che senso avrebbe mantenere una trave infissa nel terreno (peraltro anche pericolosa e fastidiosa alle operazioni agrarie).
Per Loris un ulteriore idea che magari hai già avuto o forse no… hai provato a chiedere al tuo cliente se ha delle fotografie dei luoghi? o meglio se lui non coltiva personalmente i fondi a chi li coltiva? specie nei tempi passati non era inusuale almeno nella nostra campagna fare fotografie quando si era al lavoro nei campi, era un modo per riunire spesso tanti parenti e amici visto che i lavori venivano fatti a mano e quindi un bel ricordo da conservare.
Farei comunque ed infine anche un analisi economica con il cliente della vertenza in questi termini:
Ammettiamo di seguire l’ipotesi fatta da Carlo e quindi “di dare nel mezzo” al confine (ipotizziamo anche che vada bene anche alla controparte): il tuo cliente “perderebbe” un triangolo lungo 750m x 1m di altezza, area pari a circa 375mq… quanto costa la terra dalle vostre parti? Rispondendoti hai il valore in gioco.
Dall’altra parte quantifica tutte le spese tecniche e legali necessarie per creare i presupposti necessari affinchè in tribunale riconosca che il confine sia dove lo hai determinato tu…
Fosse da me con un costo del terreno agricolo di 3 euro al mq ti assicuro che la maggior parte dei clienti preferirebbe perdere subito 1000 euro piuttosto che affrontare spese sicuramente maggiori senza garanzia alcuna che il giudice (ma soprattutto il CTU) avvalori la nostra ipotesi.
Questo non ha a che fare con l’aspetto tecnico ove tu hai operato molto meglio di controparte: la serietà professionale, la correttezza delle operazioni, l’imparzialità, l’onestà intelettuale… tutti valori encomiabili degni di chi opera nel modo giusto col solo scopo di ricostruire correttamente il confine e vederselo riconosciuto. Il cliente però potrebbe vederla diversamente… la vera personalità viene fuori quando si tramuta tutto in denaro ed oggi in questo siamo diventati maestri… siamo arrivati a “valorizzare” qualunque cosa, dalle cose immateriali alla vita delle persone (che spesso non ci sono più)… ogni piccolo o grande inconveniente quotidiano viene immediatamente trasformato in un pretesto per guadagnare soldi “facili” dove un giudice condanna qualcuno a “pagare” come se con i soldi si potesse tornare indietro e il problema fosse risolto… sono andato fuori tema, chiedo scusa e torno sul discorso.
Il cliente idealmente prenderà una bilancia dove metterà sui piatti da una parte il valore del terreno, l’orgoglio personale di avere ragione, la “questione di principio” e dall’altra le spese sostenute e da sostenere, i tempi spesso biblici dei tribunali, l’incertezza di veder riconosciuta la propria ragione (non sempre è scontato che chi ha ragione vinca la causa, anzi…), lo stress conseguente alla situazione, il mal di stomaco e tutti gli annessi e connessi, e vedrà da quale parte il piatto và giù…
Ti dico questo perchè diverse volte ho visto persone ciecamente convinte di aver ragione, sostenere spese che sono state di 10 volte superiore al valore commerciale di quello che difendevano e dopo anni di tribolazioni una volta vinta la causa (e quindi hanno veduta riconosciuta la loro ragione, pensa se non fosse stato così)… dirmi “tornassi indietro lascerei perdere, quella striscia di terra mi è costata tanti soldi che non li vale tutto il prato”. Questo per dire che è meglio istruire bene il cliente su cosa occorre affrontare e soprattutto spendere…

Buongiorno Roberto, buongiorno a tutti.
Ho letto la tua mail e vengo ora dal colloquio con il tecnico di controparte. Ho finalmente visto il lavoro del collega e lui ha effettivamente eseguito una apertura a terra vincolando le misure a tre campanili e allo spigolo sud ovest del fabbricato d’impianto sul mappale 47: i risultati sono diversi dai miei come già anticipatomi. Nel dettaglio, a nord abbiamo la quasi coincidenza di risultati mentre a sud il collega pianterebbe il picchetto di confine 3 metri più a ovest rispetto a dove lo pianterei io; sia io che lui siamo convinti della correttezza del nostro operato e quindi servirebbe un tecnico del tribunale che definisse la questione. Sia io che il collega però concordiamo sul fatto che questo significa fare un danno economico ai rispettivi clienti visto che il valore del terreno conteso è di circa 5000,00 euro ed entrambi concordiamo anche nel proporre ai clienti di “dividere il male metà per ciascuno” ovvero piantare il picchetto a sud a metà tra le mie e le sue risultanze; seguirebbe poi un verbale di “concordato” finale con relativo libretto delle misure. Ora dobbiamo proporlo ai clienti e poi dobbiamo risentirci: vi terrò aggiornati.

Grazie ancora una volta a tutti voi per preziosissimi contributi: per me vedere analizzato questo caso da posizioni anche diametralmente opposte è “grasso che cola”!

Un saluto e una buona domenica a tutti.

Loris

Ciao Gianni!

Non avevo risposto a questa tua domanda.
Ho verificato le dimensioni reali dell’edificio rispetto alla mappa: i lati est e ovest praticamente coincidono mente i lati nord e sud sono circa 60 cm più lunghi

Grazie

Ciao!

Loris

Ciao a tutti,
per quanto concerne la questione costi e decisioni, le cose dette da Roberto sono assolutamente condivisibili, ma per mia esperienza dico che l’argomento è molto delicato e va affrontato in modo differente per ogni cliente, usando un po di tatto e di psicologia.
A volte, avvisare il committente in modo sbagliato o con un atteggiamento troppo cauto utilizzando come argomento i rischi economici dell’operazione, innesca nello stesso un senso di sfiducia nelle capacità del tecnico che ovviamente si ripercuote sul rapporto fiduciale cliente/professionista e che può arrivare fino all’esonero dall’incarico.
Dico questo per esperienza diretta su situazioni già capitate.
Un caro saluto a tutti.

Carissimi tutti,
riflettevo sul fatto sulle differenti visioni nell’afftontare la materia tecnica. Carlo ha una visione che definerei “umanistica” della materia, pensa cioè che in questa materia l’esperienza e la competenza personale sia tutto, fino al punto da ritenere di poter essere esonerato dal dover “dimostrare” le proprie tesi. Per dirla in parole povere (e un po’ brutalmente, ma solo per far capire) lui dice: il confine è qui perché te lo dico io che ho un’esperienza di oltre 35 anni su questa materia; non serve che ti dimostri il perché.
Io invece ho una visione “scientifica” che mi deriva dalla passione per la matematica applicata alla topografia. Ma attenzione, non sto affatto dicendo che l’esperienza e la competenza acquisita sul campo non siano fondamentali, anzi, le considero indispensabili come le consideriamo tutti. Tuttavia io sostengo che, per quanta esperienza uno possa vantare, le sue tesi le deve comunque “dimostrare”.
Ai corsi online sulle riconfinazioni ho letto commenti come questo (ve li posso mostrare con nome, cognome e Comune di residenza): sono 30 anni che svolgo incarichi di riconfinamento, ma dal corso mi sono reso conto che ho sempre commesso errori, anche gravi, di cui mi rendo conto solo ora.
Questo dimostra che l’esperienza da sola non basta, si deve sempre e comunque dimostrare il proprio operato.
Carlo a volte sembra invece convinto di poter esserne esonerato.
Prendiamo il punto su cui ci siamo trovati in disaccordo in questa discussione, lui ha concluso i suoi interventi dicendomi:

A parte Pothenot che non c’entra assolutamente niente, io ho invece dimostrato fin da subito l’inattendibilità del fabbricato mappale 47, l’ho fatto con la rototraslazione ai minimi quadrati (elaborata insieme a Loris) con la quale ho evidenziato in maniera inconfutabile che quel fabbricato dà uno scarto di 2 metri se viene messo in relazione ad altri punti di inquadramento che invece danno scarti di appena 20 cm.
Agli appunti di Carlo circa la distanza, pari a 2 km, di tali punti, ho risposto che, a mio avviso, 2 km sono una distanza sicuramente non breve, ma nemmeno così grande da inficiare la soluzione adottata (ho infatti ricordato che 2 km è la larghezza di un unico foglio di mappa).
Ora questa mia dimostrazione può piacere o non piacere. Si può ritenerla valida o del tutto errata. Ma non mi si può dire di non aver dato la dimostrazione di quanto sostengo.
E, sempre per la mia visione “scientifica”, dico anche che, per contestare questa mia dimostrazione, bsogna fornirne un’altra che la sconfessi. Non mi si può dire, come invece ha fatto Carlo, che la mia dimostrazione non vale “a prescindere” perché i punti di inquadramento sono fuori zona. Se si sostiene questo, bisogna allora dimostrare che esiste un’altra possibilità che utilizza invece punti nella zona ristretta del confine, e bisogna anche esporre l’applicazione concreta di tale possibilità.
Carlo questa dimostrazione non l’ha fornita. O meglio, ci ha provato dicendo che la verifica di Loris sui corsi d’acqua nella zona del confine avvalora la sua tesi della traslazione di 2 metri in senso Nord del fabbricato. E per sostenere questa tesi ha fatto riferimento ad un unico punto sull’argine di ciascun corso d’acqua in allineamento con il confine, ignorando sia il ponte a Nord (unico elemento d’impianto stabile tuttora presente) sia l’andamento dei corsi d’acqua stessi.
Io ho definito una “follia” questa sua interpretazione, e mi scuso ancora per il termine del tutto inappropriato e fuori luogo. Tuttavia ribadisco che da uno dell’esperienza di Carlo non mi sarei mai aspettao una simile uscita.
Dopodiché, anche qualora passasse la tesi della traslazione di 2 metri del fabbricato mappale 47, Carlo avrebbe anche dovuto dire quale schema di rilievo e di calcolo avrebbe adottato per ricostruire il confine appoggiandosi a quell’unico fabbricato “riabilitato” dalla tesi di cui sopra. Ma Carlo non ha fornito nemmeno questa soluzione, limitandosi a dire che “ci deve pensare Loris” sulla base di questa sua indicazione di principio.
Ecco questa è un’altra grande questione che mi divide da Carlo, cioè quella di dare delle indicazioni di principio (giustissime e doverosissime, sia chiaro) senza poi da queste far discendere la soluzione concreta, lasciando spesso tutto a mezz’aria.
Io invece penso che, ribaditi sempre i concetti e i principi di base (che io e lui condividiamo da sempre), bisogna poi scendere nel dettaglio e dire come si risolve concretamente ciascun caso esaminato, nel rispetto di quei principi.

Rifaccio un collage di alcuni miei passaggi dove penso che chi non è digiuno di questo lavoro abbia potuto trarre importanti indicazioni circa quello che penso e circa i metodi che avrei usato per ricostruire la linea di mappa:

Traduzione dall’Italiano al Bovino (come amava dire il mio Capo Sezione - perdonatemi se uso questa locuzione): Vincolo o vincolare nella sovrapposizione per me (ma non credo solo per me) vuol dire agganciare.

Ieri ho anche inviato a Sergio Ivaldi e Roberto Rena la sovrapposizione che avevo chiesto a Loris ritenuta superflua. Per me invece niente è superfluo alla ricercata conoscenza.
In questa ho messo in Layer Rosso il rilievo e in Layer Nero la mappa. Volevo verificare se facendo vincolo sullo spigolo sud-ovest del fabbricato mappale 47 le cose nel contesto di mappa fossero peggiorate o migliorate rispetto alla sovrapposizione di Loris proveniente dalla Rototraslazione sui punti lontani.
Questa, ripeto, è l’unica verifica per capire se questo fabbricato è avulso al contesto di mappa e si può dunque escludere dal calcolo.
Lascio a chi legge di giudicare.

Fosso Ovest alto

Fosso alto:

Zona Intermedia:

Fossetta centrale:

Zona sud:

Zona sud est:

Domanda finale:
Questa sovrapposizione dimostra che il fabbricato mappale 47 è avulso al contesto di mappa?

Cordialmente
Carlo Cinelli

Carlo,

Ho guardato con attenzione le immagini che hai postato: non mi sembra affatto che la sovvrapposizone con perno sul fabbricato mappale 47 mostri una migliore corrispondenza dei corsi d’acqua rispetto a quella mia e di Loris. Anzi, noto che sia il ponte che il canale a Nord, cioè i due elementi che nel corso dei 100 anni trascorsi sono stati meno soggetti a spostamenti, risultano scentrati rispetto alla nostra sovrapposizione, che invece mostra questi due elementi pressoché perfettamente in asse in senso Nord-Sud ed evidenzia un allargamento dell’alveo del canale su entrambe le sponde, evento che a mio avviso è molto più verosimile che non lo spostamento tutto verso Nord di cui alla tua sovrapposizione.
La fossetta centrale e il fosso a Sud mostrano differenze della stessa entità della nostra sovrapposizione, anche se di segno inverso in alcuni tratti.
Questa tua sovrapposizione ha anche la debolezza di fare perno su quell’unico fabbricato, quindi è soggetta ad un forte errore di rotazione. Basta infatti che il fabbricato lo sovrapponi su un lato piuttosto che sull’altro ortogonale per far ruotare brutalmente tutta la figura.
Ritengo quindi che questa tua sovrapposizione non dimostri assolutamente una maggior corrispondenza mappa-realtà rispetto a quella mia e di Loris, anzi, ne dimostra meno. Anche se va detto che entrambe sono comunque verifiche molto aleatorie dato che prendono a riferimento argini di corsi d’acqua che sono stati lasciati liberi di spostarsi (o di essere spostati) per un arco di tempo di 100 (cento) anni.
Per cui la tua domanda finale:

… può benissimo essere ribaltata in:

Questa sovrapposizione smentisce che il fabbricato mappale 47 è affetto da un errore di inserimento in mappa?

La mia risposta è: Assolutamente no !

Accertato quindi che il fabbricato mappale 47 è quanto meno fortemente sospettato di essere affetto da un errore di inserimento in mappa, la domanda successiva è:

È corretto basare la ricostruzione del confine su questo fabbricato?

Lascio la risposta a chi vorrà darla, facendo notare a tutti che, se ragioniamo nel modo che proponi tu, nessun punto di mappa potrà mai essere considerato affetto da errore e qualsiasi punto vicino al confine dovrà essere utilizzato per la ricostruzione del confine stesso indipendentemente dal fatto che mostri o meno una sua attendibilità nei confronti di altri punti di mappa.

Mi domando come mai P. D. Tani quella volta venne appositamente a trovarmi al SAIE di Bologna e, rimanendo inizialmente in incognito, mi chiese di mostrargli la rototraslazione ai minimi quadrati applicata ad una riconfinazione da mappa. A cosa gli serviva la rototraslazione ai minimi quadrati se basta prendere il punto di mappa più vicino al confine?

Questo per quanto riguarda la prima dimostrazione che ti avevo chiamato a fornire sull’accertamento dell’attendibilità di quel fabbricato. Rimane poi la seconda questione sulla quale pure ti avevo sollecitato ad esprimerti, ma senza successo:

Vedi che non ci intendiamo o non vogliamo intenderci.
Lo riscrivo grande e grosso e in neretto:
SICCOME STAI FACENDO UNA OPERAZIONE ANTI-CONVENZIONALE CHE VA CONTRO LA STORIA DELLA FORMAZIONE MAPPA E CONTRO LE SUE CARATTERISTICHE SEI TU CHE DEVI DIMOSTRARE CHE IL FABBRICATO MAPPALE 47 E’ AVULSO AL CONTESTO.
Perché se non siamo convinti al 100% che questo lo è, ogni operazione fatta da controparte (che ripeto non conosco e non mi interessa di conoscere) e che tiene in considerazione quel fabbricato sarà sempre migliore della nostra, proprio nel rispetto di quanto dicevo prima.
Per quanto riguarda l’altra domanda che hai fatto sto preparando un’intervento sulle tecniche risolutive riguardo al caso di Loris.
Cordialmente
Carlo Cinelli