Individuazione confini catastali in zona montana

Buongiorno a tutti, da “inesperto” della materia, volevo chiedere consiglio sul modo più appropriato di procedere per l’individuazione dei confini di alcune particelle catastali in zona montana. Ho a disposizione la mappa d’impianto e gli estratti di mappa catastale delle particelle in formato jpg. Sono riuscito anche a recuperare i due fogli catastali di mio interesse in formato .dwg (coordinate Cassini-Soldner).
Ho il problema di dover definire i limiti di alcune particelle a ridosso di un’incisione torrentizia. Dai sopralluoghi effettuati non risultano presenti termini di confine. L’unico elemento significativo è un piccolo “fabbricato rurale” distante circa 100m dalle particelle di mio interesse, sebbene sia ubicato sul foglio di mappa contiguo. Domanda 1) : quale sarebbe il modo più corretto per poter individuare i limiti delle particelle di mio interesse?
Avevo ipotizzato di usare il rilievo presentato per il frazionamento della particella su cui è ubicato il citato fabbricato rurale, integrandolo con punti rilevati sulle particelle di mio interesse (anche se posizionati sul foglio vicino). E’ una soluzione possibile, o mi tocca far rilevare per intero tutte le particelle con rilievo ex-novo?
La zona è abbastanza impervia da raggiungere ed a quanto pare (da prime valutazioni di topografo) non è possibile procedere con rilievo GPS.
Chiaramente, mi avvalerei di un topografo esperto del settore, ma vorrei capire bene quali siano i passi più idonei per ottimizzare i tempi ed accrescere le mie conoscenze a riguardo.
Domanda 2) : Avevo provato ad effettuare una sovrapposizione tra l’aerofotogrammetria a disposizione (coordinate WGS84_UTM33N) con il WebGis catastale (Agenzia delle Entrate)… ho capito che c’è differenza tra le coordinate catastali e quelle piane, ma è possibile che in alcuni tratti mi ritrovi che la linea d’asse delle incisioni sia più esterna di circa 10 m rispetto a quelle della mappa catastale?
Grazie mille a chi darà delucidazioni in merito.
P.s.: nel frattempo sto leggendo i post a tema presenti nel forum per iniziarmi a fare una “cultura” a riguardo :wink:

Ciao Roberto per la mia esperienza ti rispondo passo passo

Non sono mai da utilizzare ne gli estratti jpg ne tantomeno i dwg, sempre e solo mappe di impianto e se i confini sono generati da aggiornamenti successivi, l’atto di aggiornamento

il modo più corretto è quello di rilievare come punti di inquadramento punti che circondano il tuo confine, anche se distanti e anche se su altri fogli, trattandosi di un torrente però direi che se questo di è spostato il suo spostamento consolidato prevale sui confini delineati in mappa

Rilevare tutte le particelle direi che non serve, come non serve utilizzare il frazionamento se questo non riguarda il confine di tuo interesse

Trattandosi di un torrente è anche plausibile che nel tempo esso abbia cambiato il suo corso, erodendo le sponde e si sia spostato anche di 10m. Comunque la sovrapposizione che hai utilizzato non da alcuna attendibilità che i 10m siano tali.

Ciao Roberto (Di Rosario) e benvenuto sul forum (qui ci diamo tutti del tu, ok?).

Roberto (Rena), da esperto qual è, ti ha già risposto esaurientemente sui vari punti, io ne riprendo alcuni solo per aggiungere qualche precisazione sugli eventuali metodi da utilizzare.

Naturalmente per darti consigli più mirati sarebbe opportuno che tu riportassi qui l’immagine della mappa d’impianto con indicate le particelle di cui devi individuare i confini. Per le indicazioni su come inserire immagini e le altre utilità del forum ti suggerisco di consultare la guida che trovi a questo link:

Guida all’utilizzo del forum

Tornando al tuo quesito, non mi è chiaro se il confine che devi individuare è soltanto quello materializzato dal torrente oppure se riguarda anche altri lati in terraferma (vedi che servirebbero le immagini). Ti chiedo questo perché se è solo quello del torrente, e questo è lì da tempo immemore, come ti diceva Roberto R., il confine di fatto è il torrente e il tuo lavoro è già bello che terminato. Tieni infatti presente che, ai sensi dell’art. 950 del codice civile, in caso di controversia tra i confinanti, la mappa è l’ultimo elemento al quale il giudice può ricorrere solo dopo aver appurato la mancanza di altri elementi probatori, e tra questi valgono in primis quelli naturali presenti in loco.

Se invece il confine riguarda anche altre linee sul terreno, la domanda iniziale alla quale devi rispondere è:

Dove sono nate quelle linee di confine?

Se sono nate sulla mappa d’impianto, dovrai riferirti esclusivamente a questa. Tutte le versioni di mappe successive (visure) e fino alla wegis attuale non hanno alcun valore perché sono derivate dalla mappa d’impianto a seguito di una serie di manipolazioni (lucidature, elicopiature, riporto degli aggiornamenti, ecc.) che ne hanno compromesso gravemente la precisione metrica (contengono difformità anche di alcuni metri, ricordiamoci sempre che in scala 1 : 2000 anche solo 1 mm corrisponde ad un errore sul terreno di 2 metri). Se vuoi approfondire questa questione ti riporto qui il link al brano del mio libro Tecniche di riconfinazione dove descrivo il degrado metrico delle mappe successive all’impianto:

La perdita di precisione metrica dall impianto al vettoriale.pdf

Quindi, se le linee sono nate sulla mappa d’impianto, devi fare quello che diceva Roberto R., cioè cercare sul posto dei punti stabili, come fabbricati o termini lapidei, che sono riportati in mappa. Ovviamente questi punti hanno tanta più rilevanza quanto più sono vicini al confine, tuttavia, se nelle vicinanze del confine non ne trovi, dovrai giocoforza cercarli anche a distanze maggiori. In questo caso aumenta l’incertezza della ricostruzione, ma potrai verificarla rilevando tutta una serie di punti di mappa (corsi d’acqua, strade, ecc.) che, pur non avendo una materializzazione stabile, possono darti conforto sulla bontà della ricostruzione.

Trovati tali punti di inquadramento omologhi mappa-realtà, devi sovrapporre la mappa al rilievo applicando la rototraslazione ai minimi quadrati tra le coordinate mappa (reperite da un’opportuna georeferenziazione) e quelle del tuo rilievo e, da tale sovrapposizione, ricavi gli estremi per tracciare il confine sul posto. (N.B.: qui te la sto facendo breve perché durante la rototraslazione devi valutare gli scarti, ecc., se arriverai a questo punto potremmo darti ulteriori consigli).

Se invece le linee sono nate successivamente all’impianto, devi reperire gli atti di aggiornamento (frazionamenti) che le hanno generate e riprodurre sul terreno le misure di tali documenti. In questo caso puoi trovarti di fronte a due casi: il frazionamento è o non è “autonomamente ricostruibile”, espressione che significa se sul posto sono tuttora presenti i punti dai quali si dipartono le misure del TF (caso molto raro), oppure no. Qui la trattazione diventerebbe lunga e magari non riguarda nemmeno questo tuo lavoro, per cui ti riporto qui sotto il brano del mio libro in cui l’ho trattata, poi semmai potremmo tornarci se dovesse servirti:

Casistiche riconfinazioni.pdf

A presto,

geom. Gianni Rossi
Via B. Sacchi, 9
36061 - Bassano del Grappa (VI)
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
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