Antiche procedure topografiche

Allora riprenderò l’ argomento riportando le antiche tecniche tratte dal testo con cui ho studiato. Cordialità

… ah !, sí : a me (perlomeno) interessano molto.

Grazie

Salve,
tutto veramente molto interessante, grazie per la condivisione.

Magari qualcosa è finito in questo museo virtuale (vedi pulsante “Formazione catasto”):slightly_smiling_face:

https://museocatasto.agenziaentrate.gov.it/_html5/MuseoCatasto_New1.html

Due domande:

  1. E’ possibile vedere il grafico delle poligonali a colori e con maggior dettaglio?
  2. Sulla fase di collaudo (o “verificazioni” come si diceva allora) ed in particolare sull’atto finale, è stata tramandata qualche informazione sui modi, tolleranze e sanzioni?

Cordialmente
Roberto

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Ciao, Roberto,
puoi conoscere quello che chiedi andando a leggerlo in uno di quei libri di topografia degli anni 50-60 come per esempio il Testo di topografia scritto dal professore Salvatore Cannarozzo volume secondo, egli insegnava all’ Istituto tecnico per geometri Filippo Parlatore di Palermo, comunque Gianni Rossi ne ha una copia.

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… les voici ! :slight_smile:
(Ho visto il tuo logo di Lucien Logé disegnatore dell’Ordre des Géomètres Expert Français)

… tanto per capire ! :slight_smile:

Sappimi dire !
Grazie

Ciao a tutti,
sul libro di topografia su cui ho studiato, è scritto che i rilevamenti di ogni foglio di mappa furono effettuati da due squadre di tecnici di cui una non sapeva cosa faceva l’ altra, e usarono strumenti ottici come il tacheometro modello Catasto italiano della Salmoiraghi, essi avevano una bussola montata sull’ alidada, per cui orientarono la bussola verso nord magnetico, quindi rilevarono le poligonali in andata e in ritorno, i relativi disegni in mappa furono effettuati a mano tramite matite a mina dura su cartaforte Fabriano che avevano il reticolo parametrale prestampato, i fogli vennero effettuati due squadre di disegnatori di cui una non sapeva cosa faceva l’ altra. I grafici a matita vennero ripassati ad inchiostro di china con pennino 0,2. L’ area del foglio di mappa fu rilevata con strumenti meccanografici come il planimetro della Salmoiraghi, poi rilevarono le aree dei disegni delle singole particelle generalmente con un foglio di materia plastica trasparente millimetrato a quadratini, ogni quadratino in scala di 1:2000 corrispondeva a 4 mq, quindi contarono quanti quadratini conteneva il perimetro delle singole particelle, l’ area dei quadratini tagliata dal perimetro delle particelle venne valutata ad occhio, quindi sommarono le aree di ogni singola particella e il totale doveva corrispondere all’ area dell’ intero foglio. Ne è conseguito che ogni particella disegnata in difetto di area andava ad accrescere quelle confinanti mi pare entro i limiti di 1/20 di tolleranza, successivamente collaudarono i fogli di mappa e scelsero quelle definibili " deve essere" ne conseguì che l’ area della particella venne definita nominale per distinguerla da quella reale, pertanto, state attente umane genti al quia quando siete chiamate a determinare la linea di confine tra due fondi in base a mappe catastali.

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Ciao Ugo
Ho letto solo ora questo argomento. Sono rimasto senza parole. Una cosa è leggerlo sui libri, ascoltarlo da chi lo ha fatto in prima persona è tutt’altra cosa.
Ormai non sono più neanch’io di primo pelo, ma quando ho iniziato si utilizzavano già stazioni elettroniche e distanziometro. Anche se i software di calcolo, plotter e cad sono arrivati dopo.
Ti ringrazio infinitamente per aver condiviso questo materiale e le tue esperienze.
Ciao e Buon 2024.

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Ciao, Ugo,
mi pare che siamo rimasti pochi quelli che hanno studiato i mezzi e le tecniche di rilevamento utilizzati a suo tempo dai tecnici del catasto, per cui per chi non lo sapesse, di seguito descrivo la " Tavoletta pretoriana"; essa serviva per fare i rilevamenti e contemporaneamente i disegni mappali, si componeva di una tavoletta o specchio, un basamento, una diottria a traguardi, un cannocchiale, una squadra zoppa, una livella e una bussola. Per quanto riguarda l’ uso rimando a quanto si può scaricare da internet, perchè qui sarebbe troppo lungo descrivere. Cordialità

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Leggendo tutti i post, si rimane con un qualcosa di epico in testa, un senso di rispettosa ammirazione verso chi ha compiuto tali azioni.

Non è la classica conclusione del “ma tu pensa cosa facevano una volta”, ma è una sincera ammirazione nei confronti di figure straordinarie.

Probabilmente per chi, come me, ha iniziato la professione proprio agli albori del digitale, vedendo quindi anche il tramonto dell’era precedente, questa sensazione è più forte.

Grazie davvero per tutto questo “ben di Dio”!

Fra le altre, avevo letto anche un post di Ugo dove scriveva dei rilievi compiuti nel fiume Brenta (penso nella famosa controversia fra Consorzio e cavatori). Mi piacerebbe sapere se per caso è disponibile documentazione o anche solo sapere come sono state condotte le attività. Alle pareti del Consorzio Brenta sono ancora appesi tutti gli articoli giornalistici di quel periodo.

Grazie ancora, un saluto.

Buon giorno a tutti.
Se può interessare riporto i valori di tolleranza fissati a suo tempo dalla Giunta superiore del catasto. tra il reale ed il mappale, a cui dovevano attenersi i tecnici che fecero i rilevamenti e quelli che disegnarono le mappe.
Per la distanza da un punto ad un altro fino a 130 m in scala di 1:2000:
t= 0,00025 x 2000 + il coefficiente 0,1*** x radice quadrata della distanza + 0,01 x la distanza- per terreni ricadenti in pianura
in pianura, in collina il coefficiente = 0,2 e in montagna 0,3: Calcolando il primo caso si ha: t = m.0,50 + 0,1 x. radice 130 + 0,01 x 130; tolleranza tra il reale ed il mappale = m 0,50 + m 1,14 x + m 1,3 = **m 2,94. ** mm. 1,47 in più o in meno nel disegno.