Quale georeferenziazione usare per le mappe d'impianto nelle riconfinazioni?

Ciao a tutti,
negli incarichi di riconfinazione, quando la linea del confine va ricostruita dalla mappa d’impianto, è necessario sottoporre la mappa stessa, oggi disponibile su file raster (immagine), ad una opportuna georeferenziazione. Si tratta di un’operazione che, diversamente da quanto pensano in molti, non deve limitarsi semplicemente ad attribuire al file raster le effettive coordinate catastali, ma deve soprattutto correggere la deformazione di cui la mappa cartacea è andata soggetta fino a prima di essere scansionata.

Recentemente alcuni colleghi mi hanno invitato a visionare un video nel quale l’autore illustrava alcune tecniche molto sofisticate per la georeferenziazione e correzione delle mappe catastali, e mi hanno chiesto di esprimere il mio parere, cosa che faccio volentieri visto che la georeferenziazione delle mappe catastali è un tema di cui mi occupo da tutta la carriera.

In estrema sintesi (ma leggete oltre), la mia opinione di quanto ho visto è che le corrette tecniche di georeferenziazione da applicare ad una mappa d’impianto (anche se il video ne mostrava una di visura) devono rifarsi esclusivamente alla genesi della mappa stessa, così come ci ha insegnato il Maestro di questa materia: Pier Domenico Tani.

Ritengo viceversa un errore concettuale, applicare altri algoritmi che, ancorché scientificamente molto validi, come quelli presentati nel video (tra cui niente meno che la nuvola di punti), sono nati e studiati quasi tutti all’estero per tutt’altri scopi e non certo per correggere la deformazione delle mappe d’impianto del Catasto Italiano.

Mi fermo qui perché un’analisi esaustiva sarebbe inevitabilmente molto lunga. Ma per i più appassionati tra voi, riporto qui sotto il brano della nuova edizione del mio libro Tecniche di riconfinazione che sto scrivendo in questo periodo, dopo che le copie della prima edizione sono andate esaurite.

Ho limitato questo PDF ai soli paragrafi che sono attinenti alla mia opinione su alcune tecniche di georeferenziazione tra le quali anche quelle del video suddetto. In realtà l’intero capitolo dedicato alle georeferenziazioni è di oltre 350 pagine, come potrete vedere dall’indice riportato sotto.

Mi farà molto piacere se vorrete condividere le vostre opinioni in merito.

Questo è il PDF:

Georeferenziazioni.pdf

Questo è l’indice dell’intero capitolo, se interessati posso postare qui i relativi brani.

3. GEOREFERENZIAZIONE E CORREZIONE DELLE MAPPE CATASTALI 159
3.1 LA GENESI DELLA MAPPA D’IMPIANTO 163
3.2 LA PERDITA DI PRECISIONE METRICA DALL’IMPIANTO AL VETTORIALE 184
3.3 LE MAPPE D’IMPIANTO SU FILE RASTER 196
3.3.1 La situazione delle mappe d’impianto digitali in Italia 198
3.3.2 Perché le mappe raster devono essere georeferenziate 199
3.3.3 La deformazione della mappa d’impianto 205
3.4 LA DIRETTIVA DELL’AGENZIA DEL TERRITORIO DEL 27/05/2008 208
3.4.1 Acquisizione digitale delle mappe Originali di Impianto 208
3.4.2 Georeferenziazione delle mappe Originali di Impianto 212
3.5 LE MAPPE D’IMPIANTO GIÀ GEOREFERENZIATE DALL’AGENZIA 216
3.6 LA GEOREFERENZIAZIONE “CATASTALE” 217
3.6.1 La rototraslazione a 4 parametri 217
3.6.2 Un esempio concreto 221
3.6.3 La mancata correzione della mappa 241
3.6.4 L’utilità della georeferenziazione “Catastale” 253
Visualizzare i PF sulla mappa d’impianto 253
Esportare la mappa d’impianto su Google Earth 259
Georeferenziare gli estratti Sister 267
Georeferenziare gli estratti wegis 272
Sovrapporre il wegis alla mappa d’impianto sul CAD 283
Esportare l’estratto wegis su Google Earth 283
Mappa d’impianto, wegis e rilievo su Google Earth 285
3.6.5 I file TFW e JGW 287
Utilizzo pratico dei file TWF e GeoTIFF 295
3.7 LA GEOREFERENZIAZIONE PARAMETRICA 301
3.7.1 Il “Metodo Tani” 302
3.7.2 L’algoritmo della Parametrica 307
3.7.3 Un esempio concreto 317
3.7.4 Gli errori da non commettere 338
3.7.5 Parametrica VS mappe georeferenziate AdE 349
3.7.6 Validità, limiti e alternative alla Parametrica 350
La curvatura dei parametri 350
Il difetto cartografico 353
Scalini e pieghe delle linee georeferenziate 355
L’illusione degli algoritmi che agiscono sul raster ricampionato 363
3.7.7 Mappe a perimetro aperto o con strappi 370
3.7.8 Mappe con doppia parametratura 375
3.7.9 Mappe con i soli inviti dei parametri 377
3.7.10 Mappe con salti di pixel nella scansione 379
3.7.11 Come georeferenziare gli sviluppi di mappa 383
Quando i parametri di foglio e sviluppo non corrispondono 392
3.7.12 Come applicare il metodo Tani dal CAD 408
La differenza tra il metodo Tani e la Parametrica 412
3.7.13 I test di prelievo delle coordinate 414
3.8 LA GEOREFERENZIAZIONE “FAI-DA-TE” 421
3.9 LA GEOREFERENZIAZIONE TRILATERALE 429
3.9.1 L’algoritmo della Trilaterale 430
3.9.2 Un esempio concreto 436
3.9.3 Punti esterni alla maglia dei triangoli 443
3.9.4 Quando è da preferire la Trilaterale 447
Quando va preservata la congruità locale della mappa 447
Quando si è costretti ad usare la mappa di visura 451
Per le mappe ex austriache di Lombardia e Trentino Alto Adige 452
3.10 LA GEOREFERENZIAZIONE BARICENTRICA 454
3.10.1 L’algoritmo della Baricentrica 455
3.10.2 Quando serve la Baricentrica 459
Fogli con origini diverse 462
Verifica per l’applicazione della Trilaterale 464
Planimetrie prive di dati analitici 464
Sviluppi di mappa su fogli allegati 465
Mappe prive di sistema di riferimento 466
Mappe con sistema di riferimento esterno 466
3.11 LE ALTRE GEOREFERENZIAZIONI 468
3.11.1 La georeferenziazione Omografica 472
L’algoritmo dell’Omografia 476
Un esempio concreto 487
3.11.2 La georeferenziazione Elastica (Rubber-Sheeting) 491
L’algoritmo del Rubber-Sheeting 494
Un esempio concreto 497
3.11.3 Le georeferenziazioni polinomiali 499
3.12 QUALE GEOREFERENZIAZIONE USARE? 502
3.12.1 Perché alcune georeferenziazioni non vanno bene? 504
3.12.2 Georeferenziazioni a confronto 508
3.12.3 La soluzione ottimale 513

geom. Gianni Rossi
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@topgeometri.it
www.topgeometri.it
www.corsigeometri.it

1 Mi Piace

Rispondo dopo aver visto il video su questo tema delle Georeferenziazioni.

Prima però vorrei fare due considerazioni di ordine generale che mi stanno a cuore.
Questi filmati vengono visti da molti colleghi per prendere spunti, informazioni e quant’altro e pertanto bisogna essere precisi e cercare di non fare scivolate brutali altrimenti si rischia di divulgare procedure e concetti sbagliati.
Ne ho sentiti un paio in quel video che non possono passare sotto traccia.
Il meno importante:
Quasi la totalità delle Mappe di Impianto Italiane sono state scansionate con scanner planetario, pertanto prendere in considerazione deformazioni dovute agli scanner a rullo è totalmente fuori luogo.
Il più importante:
Non può passare il messaggio di vedere una georeferenziazione di una mappa di Visura perché “su di essa ci sono riportati gli aggiornamenti”.
Questa è una bestialità diseducativa che avrei fatto volentieri a meno di sentire.

Sulla georeferenziazione delle mappe:
Io credo, dalle esperienze avute anche con Gianni quando pensammo insieme alla realizzazione di un software idoneo per le mappe catastali d’Impianto che per lo più sono parametrate, che questo strumento dovesse andare semplicemente a correggere i problemi legati alle deformazioni di cui erano affette.
E quindi deformazioni dovute alle dilatazioni che noi potevamo solo “dedurre” come legate alle differenti misure tra i crocicchi ma all’interno di essi “omogenee”.
Pur ritenendo che chi esegue questa operazione deve usare un algoritmo corretto direi di non spingersi verso le seghe mentali.
E quando dico questo lo dico nella convinzione che tra l’algoritmo del programma usato da Gianni e quello affine (ritenuto corretto nel filmato) le differenze siano minime.
Quando ci troviamo a scontrarsi in campagna su differenze importanti difficilmente è sul come si è georeferenziata la mappa ma sul cosa si è georeferenziato (filmato docet).
Teniamo sempre di conto che gli aggiornamenti sulla mappa di visura sono stati riportati, nella migliore delle ipotesi, attraverso gli spilli dal mod.51 lucido su cui erano stati disegnati. E quindi imperfezione da disegno sul mod. 51, sovrapposizione, spillatura e ridisegno sulla mappa di visura.
Altro che differenza tra programmi nella georeferenziazione. Li si parla di metri.
Cordialmente
Carlo Cinelli

Ciao a tutti,
permettetemi di dire la mia: L’ articolo 950 c,c. riporta: Quando il confine tra due fondi è incerto… e non la linea di confine perchè il mezzo che divide due fondi può essere di varia natura e di vario spessore: se è un muro può essere comune o appartenere a uno dei proprietari, quindi il limite di ogni fondo corrisponde con la rispettiva faccia del muro. , Non può non capitare il caso in cui uno dei proprietari costruisca il confine interamente nel suo terreno, oppure più arretrato per motivi di stabilità diventa evidente il disinteresse di abbandonare la rimanente parte a favore del vicino, in tal caso viene regolato dall’ art, 1171 c.c. Siccome i diritti di godimento sui fondi cessano in vari modi, colui che succede trova lo stato di fatto e non può pretendere che si ripristini il confine in base mappa catastale.

Ciao Nino
Non stiamo parlando di RICONFINAZIONE per cui va bene quello che riporti.
Stiamo parlando di ricostruzione di linee di mappa che è un’altra cosa e per il quale si passa attraverso la georeferenziazione della stessa e per una sovrapposizione tra rilievo e mappa in base ad altro processo.

Coao, Carlo,
non volevo criticare quello che ha detto Gianni e nemmeno quello che hai detto tu, avevo capito che si trattava di confine tra due fondi, ho voluto puntualizzare che l’ art. 950 non tratta di linea di confine ma di confine che, per chi non lo sa, deriva dal latino cum fines che è il plurale di finis, quindi vuol dire che le linee di demarcazione , nel caso del muro sono due. La georeferenziazione ai miei tempi non si studiava perchè la flotta dei satelliti GPS non esisteva, si faceva tutto a mano in mappa con la matita n.4 appuntita a spillo e poi vi si passava sopra la traccia con il pennino ad inchiostro di china.,

Ciao Carlo,
ho letto il tuo post, molto concreto ed essenziale, e lo condivido in toto. Aggiungo solo alcune ulteriori considerazioni.

Infatti, questo è un danno enorme perché i colleghi che non hanno una specifica preparazione in materia penseranno che, grazie al software mostrato, possono tranquillamente utilizzare una mappa di visura, evitando a piè pari il reperimento e la ricostruzione dei singoli frazionamenti.

Ci sono state intere Regioni in cui sono stati usati scanner a rullo. In Piemonte, ad esempio, le scansioni di molti fogli presentano un salto repentino innescato proprio dallo scanner a rullo:


Teniamo conto che su questa mappa 3 pixel equivalgono a 75 cm, per cui se il tecnico non si avvede del problema, e non vi pone rimedio, commette un errore di questa entità se preleva le coordinate di punti che stanno da entrambi i lati del salto. Il video in questione ha mostrato una serie di possibili deformazioni (alcune puramente ipotetiche) ma ha del tutto ignorato questa qui sopra.

Condivido, come ho precisato in dettaglio sul PDF di cui al mio post precedente, io trovo scorretto applicare algoritmi nati (quasi sempre all’estero) per scopi che non hanno nulla a che fare con le mappe d’impianto del Catasto Italiano. Mi sembra di capire che l’autore del video, avendo implementato quegli algoritimi per altri scopi, abbia pensato bene di proporli anche per georeferenziare una mappa ai fini di ricostruirne i punti.

E sì, applicare niente meno che la nuovola di punti su una mappa catastale è, per usare la tua espressione, una “sega mentale”.

Riguardo alla nuvola di punti penso che siano effetti speciali, sul quale non mi voglio dilungare.
Sugli scanner a rullo se facciamo una conta dei fogli scansionati credo non si arrivi al 5%.
Teniamo anche conto che Cannafoglia aveva impartito una direttiva molto stringente su questo.

Non ho ancora visionato il filmato in oggetto, per cui lo guarderò prima di commentare e mi riservo di fare anche alcune prove “tecniche” per valutare le differenze tra i vari modi di georeferenziare una mappa di impianto.

La cosa che però vorrei sottolineare prima di scendere nel campo strettamente tecnico, è che quando si lavora con le mappe di impianto, alla base di tutto c’è la precisione legata al pixel (spiegata molto bene da Gianni nella foto sopra) e la genesi della mappa (come è stata realizzata a suo tempo). Questo è il concetto base che dovrebbero avere i tecnici che si cimentano in una riconfinazione da mappa d’impianto.
Quanto al software, è il mezzo che ti permette di estrarre il dato più veritiero o comunque simile a quello che a suo tempo era stato rilevato e poi disegnato sulla mappa, per questo è molto importante che non vada a stravolgere la mappa originaria che oggi abbiamo su supporto digitale.

Buongiorno
ho visto il il video e prima di rispondere mi sono andato a leggere qualche info in merito alla georeferenziazione denominata “Thin Plate Spline” e sicuramente non è semplice (almeno per me) dire se possa essere valida o meno per la georeferenziazione delle mappe se non approndendo con calma questo tipo di georeferenziazione.

Io credo che ai fini della georeferenziazione dei parametri, entrambe le georeferenziazioni “parametrica” e “TPS”, devono utilizzare un metodo per correggere le deformazioni fisiche del supporto (raster), per cui le coordinate dei crocicchi dei quadranti per essere “portate” ad avere le coordinate iniziali corrette del supporto, devono gioco forza essere sottoposte ad un processo di ricampionatura.

La differenza sostanziale, secondo me, e senza approfondire i vari algoritmi di calcolo, sta nella determinazione delle coordinate dei punti di inquadramento e di tracciamento.

Con la parametrica si utilizza un algoritimo che tiene conto della deformazione dei singoli quadranti che contengono i vari punti (Inquadramento e tracciamento) mentre con la TPS le coordinate di questi punti vengono “ricampionati” con tecniche sofisticate di imaging. Solo tramite un reale confronto tra le due georeferenziazioni si potrà capire di quanto si discostano le “due tecniche”.

Per il confronto tra la georeferenziazione parametrica e quella TPS occorre sicuramente fare delle prove tecniche utilizzando lo stesso supporto, ma, se lo scostamento sarà di 1 o al massimo 2 decimetri (come credo che sia) io non mi creerei nessun problema nell’utilizzare un metodo o un altro.

Fatto sta che oggi, tramite sister i fogli di impianti vengono rilasciati con una risoluzione di 96 dpi (in formato jpg) mentre prima quando si acquistavano venivano rilasciati a 200 dpi (in formato tif) per cui è ben evidente la decadenza della risoluzione delle mappe, per cui discutere di un metodo di georeferenziazione migliore di un altro ritengo che sia poco importante laddove la precisione si possa attestare in un range di 25/50 cm.

Come ti ho sempre detto, Gianni, a me una cosa che non mi piace della parametrica e lo “spezzettamento” dei vari quadranti parametrici e che per avere un intero foglio di mappa georiferito occorre avere decine e decine di quadranti distinti tra loro il che li rende difficile da gestire con il cad.

Avere invece un unico raster georiferito sarebbe comunque la soluzione migliore, e, questo te l’ho sempre detto Gianni.

Con la georeferenziazione “TPS” proprio perchè questa agisce sull’intero foglio si avrà come risultato finale un unico foglio georiferito e corretto e questo sicuramente è un grande vantaggio.

Comunque, a me preoccupa di più - lo ripeto - la bassa risoluzione delle mappe che vengono ora rilasciate tramite sister.

Buona giornata.

Ciao Fausto
Forse mi son perso qualche passaggio ultimamente perché attualmente non ho più software e sopperisco diversamente in attesa di valutare qualcosa.
Mi ricordo però che il problema di unire i vari quadrati in un mosaico non esisteva con Corrmap.
E’ vero che archivia quadrato per quadrato ma se apri nel CAD il file della georeferenziazione dovresti vedere tutto il foglio se, ovviamente, georeferenzi tutto il Foglio.
Sugli algoritmi:
Non credo che la TPS restituisca valori molto diversi da quelli di Gianni.
Poi vedremo le risultanze che ci comunicherà Roberto Ciucci ma a naso credo che i due algoritmi non siano molto differenti.
Forse quello di Guerra è su base omografica ma ricordo di aver fatto una comparazione una volta con Corrrmap tra parametrica e omografica e le risultanze non erano molto diverse. Si rimaneva dentro il decimetro.
Il ricampionamento dei pixel avviene anche nella parametrica di Gianni.
Ciao
Carlo

Vi ricordo che la tecnologia che abbiamo ora a disposizione è molto più avanzata e ci facilita molto il lavoro, rispetto a quando sono state disegnate le mappe di impianto o quando dovevamo “prendere” le coordinate da mappa con lo scalimetro (se il dirigente del Catasto dava il permesso di aprire il cassone).
Quindi portate rispetto e non vivisezionate questi reperti storici che abbiamo a disposizione :slight_smile:

Ciao a tutti,
ai miei tempi la georeferenziazione non si studiava, quindi non ho capito mai se serva a far corrispondere il terreno con la mappa di impianto o la mappa raster con il terreno; ritengo comunque che non sia possibile perchè la mappa di impianto venne disegnata a mano approssimata con i valori di tolleranza fissati allora dalla Giunta Superiore del Catasto, le aree dei disegni delle particelle vennero misurate prevalentemente con il planimetro polare; . Da allora ad oggi vi sono state deformazioni del terreno per eventi tettonici. il terremoto dell’ Irpinia del 23 novembre 1980 alle ore 19 circa l’ ho avvertito io a San Giovanni Gemini , in centro della Sicilia che dista da Avellino 750 km circa, qualcuno me lo può spiegare?

Ciao Nino
Per qualsiasi caso in cui dobbiamo prelevare le misure sulle mappe catastali d’impianto, per confrontarle con quelle terreno, la georeferenziazione digitale permette di riportare la mappa stessa a quelle dimensioni che avrebbe dovuto avere quando fu redatta.
Inoltre riporta il supporto digitale nel sistema di coordinate originario. Per molte mappe italiane quello di Cassini Soldner.

Ciao Fausto.

Sì, l’algoritmo Thin Plate Spline non è per niente semplice (vedi wikipedia) e per comprenderlo a fondo sono necessarie conoscenze matematiche di livello universitario elevato. Per descriverlo in parole povere, basta dire che si chiama così perché si basa sull’analogia di piegare (curvare) una sottile lamiera metallica (thin plate) stirandola per forzarla ad aderire ad alcuni punti fissi. La lamiera oppone resistenza rispetto al punto in cui viene applicata la forza e questa resistenza crea la classica superficie ondeggiata.

La figura che segue mostra (spero) il concetto: la maglia a sinistra rappresenta la lamiera sottile allo stato originario. Su di essa vengono applicati ai pallini in nero gli spostamenti indicati per portarli nei corrispondenti pallini grigi. Così facendo, la lamiera si deforma come nella figura di destra:

Nel campo delle georeferenziazioni, i pallini neri sono chiamati con l’espressione Inglese Ground Control Points (GCP), cioè punti di controllo sul terreno. Nel video che stiamo commentando questo algoritmo viene invece applicato ai crocicchi dei parametri, i quali non sono affatto punti di controllo sul terreno, bensì sono punti virtuali tracciati sulla mappa. Sarebbe quindi semmai più corretto applicarlo su punti di mappa effettivamente tuttora presenti, e quindi rilevati, sul posto. Ma anche in questo caso, chi ti dice di quanto vanno spostati?

In CorrMap io ho volutamente deciso di evitare le possibili inesattezze dovute a questo algoritmo che, pur essendo scientificamente ineccepibile, non è stato studiato per le mappe d’impianto del Catasto Italiano, ma per tutt’altri scopi. Pertanto, quello che suggerisco io quando si desidera calibrare la mappa direttamente ai punti omologhi rilevati è di applicare la rototraslazione a 4 parametri (la Baricentrica in CorrMap) che ti dà gli scarti sui punti e poi, se questi sono nei limiti accettabili, applicare la Trilaterale che li azzera e riporta i punti interni ai triangoli nella posizione più corretta rispetto alla deformazione intervenuta.

Io, però, continuo a pensare che, considerata la genesi delle mappe d’impianto, l’algoritmo che in assoluto la rispetta è la georeferenziazione Parametrica, la quale altro non è che il Metodo Tani (manuale, con lo scalimetro sulla mappa cartacea) implementato informaticamente e reso un po’ più affinato in quanto considera l’inclinazione dei parametri.

Gli altri algoritmi mostrati nel video li trovo del tutto superflui e, quello della nuvola di punti, addirittura completamente fuori luogo. Che poi, come diceva Carlo, molto probabilmente le differenza tra i risultati della Thin Plate Spline e la mia Parametrica saranno minime (io ovviamente non ho il software del video, quindi attendo il riscontro di Roberto Ciucci).

Mi sembrava di averti già detto come risolvere, ma magari non è così. E anzi, ne approfitto per puntualizzare un concetto che, noto, molti (tu incluso) non hanno ancora afferrato sulla Parametrica di CorrMap:

Le coordinate calcolate dalla Parametrica dei punti interni ai quadranti (inquadramento o tracciamento) derivano esclusivamente dal calcolo analitico e non dalla ricampionatura dei pixel.

Vedi l’animazione che segue (clicca sull’immagine e poi sull’icona Play):

Grid_ita

Poi è vero che, come ha precisato Carlo, il DXF creato dalla Parametrica ricampiona i pixel dei quadranti definiti, ma lo fa al solo scopo di mostrare alle parti in causa (tecnico di controparte, CTU, ecc.) che i quadranti sono stati riportati a 200 x 200.

Ma le coordinate dei punti interni rimangono quelle analitiche risultanti dal calcolo di cui sopra.

Tant’è che, se osservi bene, nel DXF trovi sempre una certa differenza tra il punto sulla mappa ricampionata e la X disegnata sul CAD che è invece il punto calcolato. E infatti, per chi non è conscio di quanto detto, questo crea un po’ di confusione. Per evitarla, ti basta produrre il DXF non dalla scheda Parametrica, ma da quella Baricentrica che ti esporta l’intero foglio indipendentemente dai quadranti georeferenziati.

Perché io non mi affido alla ricampionatura dei pixel per i punti da prelevare?

Perché gli algoritmi di ricampionatura non fanno altro che togliere o aggiungere pixel al raster originario. Ora, supponi che, in posizione più a Ovest rispetto al punto che tu hai selezionato sulla mappa, la ricampionatura abbia eliminato due pixel su una mappa a 200 DPI, le coordinate del punto che tu vai a prelevare sul raster ricampionato sono sbagliate di 50 cm. Quello che voglio dire è che, mentre il calcolo analitico della Parametrica dà un risultato matematico, la ricampionatura elimina o aggiunge pixel in maniera localizzata e tu non sai dove questi pixel sono stato tolti o inseriti. Nel caso citato, ad esempio, se sono stato tolti a sinistra del tuo punto, il risultato sarà di -50 cm, se invece sono stati tolti a destra sarà di +50 cm. Spero di essermi spiegato sufficientemente.

Vedi sopra per avere il foglio intero anche sulla Parametrica di CorrMap. Con la TPS ce l’hai di base, è vero, ma ti tieni sul groppone i rischi detti sopra.

Fausto, non sempre la comodità garantita da un software va di pari passo con l’affidabilità. Anzi.

Buonasera a tutti,
si io ho visto il video e come Fausto possiedo il programma.
In passato il programma eseguiva georeferenziazioni che, a mio parere, non erano idonee alla georeferenziazione delle mappe catastali originali a scopo di riconfinazione.
Con gli ultimi aggiornamenti ho visto che il programma ha migliorato ed aggiunto alle georeferenziazioni la “TPS” che da alcune prove fatte mi riporta risultati molto simili a CorrMap.
Non ho avuto modo di provare la trasformazione e georeferenziazione della nuvola di punti, ma l’utilizzo delle nuvole è una materia che ancora conosco poco.
Comunque, pur possedendo il programma, io per le georeferenziazioni ritengo più corretto seguire i metodi consolidati, nati applicando algoritmi di calcolo e correzione non al supporto digitale (mappa scansionata) ma ai punti selezionati su questa.
Questo è il mio modesto parere
Un caro saluto a tutti

Ho detto una bischerata. Ricordavo male.
La parametrica non ricampiona i pixel ma lo fa solo all’immagine di sfondo.
E da li, dalla sovrapposizione tra le linee calcolate e le linee mappa, si possono verificare le differenze tra ciò che esce dal calcolo e ciò che esce dal ricampionamento.

Ti ringrazio molto, è proprio questa la verifica da fare. Riporto qui un esempio di DXF generato dalla Parametrica di CorrMap (ricampionando i quadranti) che mostra la differenza di 60-70 cm tra il punto ricampionato sulla mappa e quello calcolato analiticamente da CorrMap:

Sai qual è il mio problema, Carlo?

Vaglielo a spiegare tu ad un collega che non ha adeguata preparazione che sono corretti i punti verdi (che sulla mappa sono spostati) e non quelli gialli (che appaino invece perfetti).

Fausto, mi sembra che anche tu caschi in questa errata interpretazione.

Mi sembra che l’abbiamo detto abbastanza nei vari Convegni e corsi.
Purtroppo i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Non è la mia una constatazione pessimistica ma solo realistica.
C’è una informazione e una controinformazione altrettanto potente.
Ho notato che il filmato di cui stiamo parlando ha oltre 1900 visualizzazioni.
Secondo voi quanti di quelli che hanno ascoltato “la mappa di visura riporta gli aggiornamenti e quindi è una valida alternativa” avranno i necessari anticorpi per fare la corretta procedura?
Il 10%? un terzo? un mezzo?
Un disastro in tutti i modi lo si voglia vedere.
Mi chiedo e vi chiedo: Se chi ha conoscenze in questo settore non riesce nemmeno a condividere questi che sono i principi cardine di cosa stiamo parlando?
Bisogna sempre ribadire dei concetti che sono di una banalità assoluta.
Quelle linee grafiche d’aggiornamento riportate su quelle mappe che imprecisione avranno rispetto a una corretta ricostruzione visto che sono passate per:

  • disegno sul mod.51 lucido;
  • spillatura da sovrapposizione con la mappa di visura;
  • ridisegno sulla mappa di visura;

E senza scordarsi le imperfezioni da ridisegno dell’arcasol, dei parametri dello stesso e le dilatazioni e deformazioni subite nella eliocopiatura e nello stare alla visura.
Quanto la vogliamo soppesare questa imprecisione?
Mettiamoci anche quella sul ricampionamento e siamo alle bastonate.

1 Mi Piace

Anche se è off topic, effettivamente il problema è proprio quello su cui ha messo il dito Carlo.
Gianni lo sa, io intervengo poco perché ho notato che è diventato il primo strumento di risoluzione dei problemi, senza “fatica” e senza “perdite di tempo” e con poca fatica ed utilizzo dell’intelletto.
Le discussioni ed i confronti interessanti ed utili sono sempre di meno, e quando ci sono vengono inquinate da messaggi di polemiche che fanno naufragare l’argomento.
Purtroppo ci sono tecnici che si affidano ciecamente a quanto trovano scritto o detto in rete senza avere i necessari anticorpi per discernere cosa è corretto e cosa non lo è.
un saluto

Carlo e Sergio,
concordo con voi nel constatare la superficialità con la quale un gran numero di tecnici approcciano una materia come le riconfinazioni che richiede invece un’adeguata preparazione.

Tuttavia, non sono pessimista sulla concreta possibilità che questa situazione migliori. Anzi, devo dire che rispetto ai tempi in cui io, Carlo e Leonardo G. cominciammo a girare l’Italia con i convegni e seminari sul tema (2008-2009) la situazione è già migliorata in maniera significativa.

Se conto anche i seminari che tenevo io proprio in tema di georeferenziazione delle mappe d’impianto, arriviamo a oltre 200 eventi in presenza presso i Collegi dei Geometri di quasi tutte le Province. A questi vanno poi aggiunti i successivi corsi online tenuti con Sergio e Corrado. Per capire la mole di questa divulgazione, date un’occhiata a questo PDF, sono ben 22 pagine solo per elencarli:

Eventi_Riconfinazioni.pdf

Non è stato un lavoro inutile, anzi. Attualmente io mi trovo spesso a dare consulenza a colleghi che svolgono incarichi di CTP in cause tra confinanti e spesso mi trovo di fronte a CTU impreparati che dimostrano palesemente di non possedere le necessarie conoscenze. Non mi è molto difficile in questi casi smontare la loro perizia agli occhi del giudice. Ci riesco grazie ad un capitolo iniziale in cui cito tutta la dottrina tecnica sviluppatasi in Italia fin da oltre 40 anni fa, a partire da P. D. Tani e A. Costa. Cito tutti i libri pubblicati (inclusi quelli di Carlo e i miei) e inserisco l’elenco dei corsi e seminari di cui sopra. Dopodiché faccio capire al giudice che il suo CTU non ha seguito nulla di tutta questa imponente cultura tecnica. E noto con piacere che, leggendo queste note, il giudice qualche dubbio se lo pone.

Credo quindi che, se dovessi trovarmi di fronte ad un tecnico che agisce sulla mappa di visura perché lo ha imparato dal video in questione, non avrò alcun problema a fargli fare la meritata figura dell’ignorante.

È brutto da dire, ma gli asini più ostinati li metti in riga solo dandogli delle sonore bastonate.